L’avrebbe picchiata, segregata in casa, minacciata di morte se lo avesse lasciato. L’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali con lui molto violenti e a lasciare la scuola, le avrebbe impedito di avere amici e qualsiasi tipo di relazione con i parenti. Le violenze sarebbero andate avanti per tre anni, fino a quando la ragazza, oggi 23enne, non avrebbe deciso di denunciarlo. E ora lui, un 30enne di Bari, è stato condannato a 14 anni di reclusione per maltrattamenti e violenza sessuale aggravata.
La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Bari (presidente Domenico Mascolo) che nei confronti dell’imputato ha previsto anche le misure – da eseguirsi per tre anni dopo aver scontato la pena – della libertà vigilata, del divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori e del divieto di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minori.
Le violenze, sia fisiche che verbali, sarebbero partite sin dall’inizio della convivenza, iniziata nel 2020 e finita a dicembre 2023. “Se mi lasci e te ne vai non farai neanche in
tempo a prendere il pullman (…) perché ti ammazzerò, e dopo ucciderò tuo padre, tua madre e tuo fratello (…) non riuscirai mai a liberarti di me fino a quando lo deciderò io”, le avrebbe detto quando lei gli diceva che avrebbe voluto finire la relazione. In questo modo, come scrive la pm Larissa Catella nel capo d’imputazione, l’avrebbe convinta a non lasciarlo e “a non raccontare a nessuno l’incubo che stava vivendo”.
Oltre alle minacce e agli insulti, la relazione sarebbe stata caratterizzata anche da “aggressioni fisiche quotidiane”, e in più occasioni le avrebbe causato “gravi traumi con conseguente perdita di coscienza”. Ferite mai refertate perché lui, “temendo le inevitabili ripercussioni giudiziarie”, non l’avrebbe mai accompagnata al pronto soccorso.
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