
Selvaggia Lucarelli rivela ad Alessia Marcuzzi qual è stata la sua querela preferita: l’assurdo racconto della giornalista.
Se c’è una persona che ha ormai fatto il “callo” alle querele, quella persona è Selvaggia Lucarelli, che con la sua penna graffiante ha preso di mira tantissime personalità del mondo della politica e dello spettacolo. Ma non solo.
Ospite al programma di Alessia Marcuzzi Obbligo o Verità, la giornalista ha svelato quale tra le denunce a suo carico sia la sua preferita e quale le abbia dato maggiore soddisfazione vincere. Scopriamo che cosa ha rivelato.
Selvaggia Lucarelli preoccupata per le querele
Con la sua consueta ironia, Selvaggia Lucarelli ha raccontato che il numero di querele ricevute è in calo: “Stanno diminuendo con il tempo, mi preoccupo. Vorrà dire che mi sto imborghesendo? Saranno massimo una decina le ultime“.
Alessia Marcuzzi ha poi incalzato la giornalista chiedendole quale fosse la sua querela preferita. La risposta non si è fatta attendere: si tratta di una denuncia ricevuta da un noto rapper per averlo definito in modo ironico “bimbomin**ia”*.
Qui il video dell’intervista.
Ma a quale rapper si riferisce la giornalista? Durante l’intervista, Selvaggia ha svelato tutti i dettagli della singolare querela che ha dovuto affrontare negli ultimi anni.
Selvaggia Lucarelli: un processo per una parola
Lucarelli ha spiegato che questa querela la diverte particolarmente perché il processo ruoterà attorno all’interpretazione della parola incriminata: “Immaginati gente togata che dovrà deliberare se sia un termine offensivo o giocoso“.
Sebbene non abbia fatto nomi, vecchi articoli suggeriscono che il rapper in questione potrebbe essere Fedez, con cui la giornalista ha avuto più di uno scontro in passato.
Oltre a raccontare il caso più curioso, Selvaggia Lucarelli ha parlato anche della querela che più l’ha soddisfatta vincere: quella contro alcuni dei suoi hater. Per la giornalista, ottenere condanne in questi casi ha un valore simbolico e sociale: “Farlo ogni tanto significa dimostrare che non si può dire tutto. Quelle condanne diventano il simbolo di una vittoria importante“.