
A Bologna si è aperto il processo che vede imputato l’ex comandante della municipale, Giampiero Gualandi, accusato di omicidio volontario di Sofia Stefani, assassinata il 16 maggio dello scorso anno. A introdurre quelli che saranno i temi cardine del processo è stata la procuratrice aggiunta Lucia Russo, che ha rivelato: “C’era un contratto scritto tra il carnefice e la vittima, dove lui nel contesto di una relazione sessuale, si definiva il ‘padrone’”. Per l’accusa la relazione sessuale tra Gualandi e la Stefani aveva “tratti degradanti e l’uomo era consapevole delle fragilità della vittima da tempo in cura disturbi della personalità”.
Il 18 maggio 2023, infatti, secondo la procuratrice Giampiero Gualandi e Sofia Stefani avrebbero firmato un “contratto di sottomissione sessuale” dove lui si “autodefiniva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava”. In un passaggio si diceva: “Io signore e padrone mi impegno a dominare l’anima della mia sottomessa”. Diversa la posizione dell’accusa, secondo cui il contratto sarebbe stato tratto dal libro 50 sfumature di grigio: “Ci sono siti Bdsm da cui si possono scaricare contratti di questo tipo. Era un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica, nessuna possibilità di condizionare comportamenti. Nella vita sessuale gli adulti possono fare quello che vogliono”.
Gualandi è accusato di aver ucciso intenzionalmente la collega e amante Sofia Stefani. La donna è stata uccisa con un colpo di pistola alla testa, sparato dall’arma di ordinanza di Gualandi, all’interno del comando di Anzola Emilia (Bologna). L’ex comandante si è sempre difeso affermando che il colpo era partito per sbaglio nel corso di una colluttazione.