
Una notiziona, storica, in controtendenza. Da dedicare a chi sostiene che a Venezia ogni battaglia sociale e culturale per difendere e rivitalizzare beni comuni, patrimonio pubblico a rischio alienazione e pezzi di storia e territorio è destinata a essere perdente, sconfitta dalla monocultura turistica.
Venezia è Laguna; lo si è sempre detto, per sottolineare l’inscindibilità del legame storico, culturale, produttivo tra la città edificata e il suo habitat d’acqua, su cui è sorta e da cui ha tratto vita.
Da tempo nelle Venezia storica siamo di fronte a una crescente “degenerazione urbana” che investe residenza, lavoro, commercio, cultura e tutti gli elementi che rendono tale un sistema urbano. Ma nelle isole delle Laguna si sviluppano pratiche interessanti che tengono ancora aperta una speranza di riqualificazione e rigenerazione dell’ecosistema urbano e lagunare. Si pensi ai Lazzaretti (con la loro apertura alla fruizione storico museale), alle Vignole (con il progetto di agro parco e di comunità energetica rinnovabile dell’associazione VERAS, sul punto di essere approvato dal Comune di Venezia), a Poveglia (con il progetto di parco urbano lagunare proposto dell’associazione Poveglia per tutti).
Ora il progetto di Poveglia ha fatto un passo avanti decisivo.
All’assemblea annuale dei soci è stata presentata una lettera del Demanio che comunica di aver terminato l’esame con una valutazione positiva del progetto e che concede per sei anni l’isola in gestione a Poveglia per tutti a un canone annuo di 1.150 € (che appare sostenibile, anche se resta l’incongruenza che il Demanio faccia pagare chi lo sostituisce nella cura di una bene a lui affidato).
Sono stati in questo modo riconosciuti undici anni di presa in cura di Poveglia che l’associazione ha fatto conoscere a migliaia di persone. Che hanno scoperto che la Laguna nasconde tesori naturalistico-ambientali la cui bellezza lascia sorpreso ed estasiato chi ha la fortuna di conoscerli.
L’annuncio in assemblea ha suscitato l’entusiasmo dei soci, con annessa ola, ripetuta più volte.
Molti hanno pensato a come questo risultato sia frutto della qualità della proposta. Ma è frutto soprattutto della forza e dell’autorevolezza di una comunità che attorno a questa impresa si è andata formando, crescendo e rinnovando, con la recente entrata di forze nuove e giovani. In sala si coglieva la commozione e la gioia per questo risultato e per la ricchezza dell’intreccio tra generazioni e forze diverse che ha portato a conseguirlo.
Alle assemblee di Poveglia per tutti di qualche anno fa si poteva trovare un bel nucleo di giudecchini con qualche inserimento veneziano e di foresti che (anche al di fuori dell’Italia) si erano presi a cuore una buona causa ambientale. Con un’età media via via più “matura”.
Oggi ritrovate l’università di Verona che con una docente e una dottoranda studia su incarico dello stesso Demanio gli effetti sulla popolazione di una valorizzazione non monetaria, ma sociale del bene che ha in affidamento.
Oggi nelle assemblee e nelle “tappe a Poveglia” (che hanno ormai una frequenza pressoché mensile) trovate due studentesse che stanno facendo un master sulle esperienze di Poveglia e del parco di San Giuliano (ed è stato bello ascoltarle in assemblea mettere a confronto le due esperienze, il lavoro comunitario che hanno alle spalle e le comunità che le sostengono).
Trovate altre laureande e neolaureate e i loro amici. Gruppi di giovani veneziani, vecchi e nuovi – quelli che parlano veneziano dallo svezzamento e quelli che vorrebbero fermarsi a lavorare e vivere nella città che li ha accolti per formarli.
Trovate perciò la domanda che i giovani rivolgono alla città: siamo qui come studenti, ci sforziamo di entrare in contatto con la realtà cittadina. Ci piacerebbe vivere Venezia da cittadini veneziani, restare da laureati, a dispetto di una Università che in estate ci caccia dalle case a noi destinate per lucrare sull’affitto ai turisti (e la cosa incredibile è che poi si metta il fiore all’occhiello dell’adesione alla Fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità).
Poveglia per tutti ha saputo costruire attorno a un progetto una pratica e ha saputo trasformare un insieme di individui e di associazioni in una comunità che è riuscita a difender un bene comune.
Tornando all’assemblea di sabato 5 aprile 2025, vecchi e nuovi poveglianti hanno vissuto in questa “storica” assemblea la soddisfazione per aver visto che le battaglie degli abitanti non sono sempre destinate a perdere ma che anche Venezia possono vincere, se si mettono insieme qualità delle proposte, forza delle comunità che le sostengono, capacità di trovare le giuste alleanze e i compagni di strada adatti.
Quel che ci attende ora
Non si è voluto perdere del tempo, passando dai festeggiamenti al chiedersi come avviare progetto e realizzazioni necessari alla gestione dell’isola, una volta che la concessione sarà resa operativa.
È stato avviato un dibattito che verrà definito nell’assemblea che si terrà dopo che il necessario parere del MiC (ministero della cultura) avrà reso operativo quello del Demanio, espressione del Mise (Ministero dello sviluppo economico).
L’associazione utilizza un metodo partecipativo e le decisioni sono sempre maturate con il “metodo del consenso”.
Questa volta, per cominciare a capire come prepararsi alla partenza si è chiesto ai soci: “Come sarà l’associazione tra tre/sei mesi”? Si voleva capire come essi pensino allo sviluppo delle sue varie dimensioni (ambientale, sociale/comunitaria, culturale, economica, politica nel senso delle relazioni con il territorio), valutando per ognuna come si vedono obiettivi da darsi, tipo di organizzazione da definire, risorse necessarie e come accedervi.
Per lavorare su questa domanda ci si è divisi in gruppi di lavoro, di dimensioni contenute per far esprimere tutti e raccogliere quindi opinioni le più larghe e condivise possibile. Ognuno coordinato da un “facilitatore” (per disciplinare tempi e metodi e stimolare tutti a intervenire) e da un “esperto” (che conosceva storia e realtà dell’associazione).
È presto per riportare gli esiti di questo lavoro che va lasciato alla rielaborazione in corso da parte del gruppo partecipazione.
Mi limito ad accennare ad alcune delle suggestioni emerse che paiono interessanti. Per una valutazione sull’insieme bisogna aspettare la fine dell’elaborazione di quanto prodotto dai gruppi.
Un elemento che molti hanno sottolineato – ed è sempre stato al centro dell’attenzione dell’associazione – è il tema dell’accessibilità a Poveglia (attualmente raggiungibile solo con barche proprie). Va ricordato che si tratta sempre dell’accesso all’isola nord verde, perché è lì che si concentra l’intervento ed è questo l’oggetto della concessione (che esclude per ora l’isola sud edificata e l’ottagono, le altre due “parti” che costituiscono Poveglia). È centrale passare dall’attuale pontiletto in legno a un pontile più solido e che consenta un miglior accesso a persone e barche, anche quelle che dovranno portare materiali e macchine necessarie alla realizzazione del Parco. Parimenti andrà affrontato il tema della limitazione degli accessi. Va evitata un’eccessiva frequentabilità (es. servizio pubblico troppo frequente e regolare) per non portare anche a Poveglia un sovraccarico del turismo. Bisogna però assicurare un servizio che abbia una regolarità e una frequenza tali da assicurare l’accesso anche per chi non ha una barca e per chi ha problemi di carattere motorio.
Si è parlato di come realizzare un “cantiere diffuso e partecipato”. In questi anni sono già stati creati e mantenuti sentieri e percorsi, grazie al lavoro volontario di chi veniva in isola. Nel progetto di Parco urbano lagunare essi verranno sviluppati e differenziati rispetto alle funzioni delle diverse parti dell’isola e della maggiore o minore frequentazione cui sono destinati. Si tratta di capire come nella gestione della sentieristica e delle “stanze” (radure), così come delle altre opere previste (dall’orto alle piantumazioni, dal labirinto di rovi alla zona umida, dal pontile agli accessi, dai tavoli alla segnaletica, dal barbecue ai servizi e via dicendo), al lavoro delle ditte che saranno incaricate sia possibile affiancare in modo coordinato un nucleo di lavoro ancora realizzato a cura dei volontari. In questo modo ci si sentirebbe maggiormente protagonisti della rinascita dell’isola.
È maturata l’idea di andare oltre la “Sagranomala”, con la quale ogni anno una giornata (normalmente una domenica di giugno) è dedicata a portare a Poveglia attività straordinarie. Durante la Sagranomala le attività di manutenzione cedono il passo a teatro, concerti, ballo, presentazione dei libri, mostre, assemblee non solo di Poveglia per tutti ma anche di gruppi e strutture associative ospiti, dell’area veneziana e non. Ebbene quest’anno “eccezionale” si potrebbe pensare se si ha la forza di trasformare la sagra giornaliera in un festival di qualche giorno, con un coinvolgimento diretto delle 40 associazioni che hanno aderito al Progetto di Parco urbano lagunare e puntando da una parte a sviluppare il lavoro di approfondimento, dall’altra a raccogliere fondi. Si potrebbe programmare un “Festival di Poveglia”, preparato con appuntamenti diffusi sul territorio da gestire con l’aiuto delle quaranta associazioni (e nelle loro sedi, o in luoghi da esse scelti), che sfoci poi in alcune giornate in isola, da valutare sulla base della disponibilità di volontari e logistica che si possa mettere in campo. Tra i primi movimenti da coinvolgere quello degli studenti universitari e le associazioni “giovani” che hanno dimostrato di poter portare in isola un “serbatoio di gioventù”. Si è pensato che questo appuntamento più lungo potrebbe fidelizzare un numero più ampio di persone, ma anche a portare ad un più ambizioso autofinanziamento. Sarebbe interessante riuscire e far mettere una visita alla “libera repubblica di Poveglia” tra le cose per le quali vale la pena organizzare una estate. Senza però dimenticare che l’accesso a fondi europei per il finanziamento del progetto resta la priorità per assicurarne la copertura degli interventi sul piano finanziario.
Come lavora Poveglia per tutti
È necessario allora chiudere ricordando che Poveglia per tutti ha strutturato le sue attività a partire da gruppi di lavoro, che discutono le questioni per poi portarle maturate alla decisione del Direttivo allargato, che di fatto è l’assemblea degli attivi.
Tra i principali vanno ricordati, per il ruolo che hanno giocato per far sì che l’associazione sia stata e sia quella che questi più di diedi anni ci hanno consegnato:
il gruppo tecnico, che prende le idee e le struttura in progetti e proposte tecniche da presentare e gestire ai livelli e con gli interlocutori necessari;
il gruppo legale, che ha trovato e affermato le basi giuridiche prima per rendere il progetto proponibile, poi per seguirne il faticoso iter che ha portato a far ripetutamente condannare il Demanio dal TAR per la sua inadempienza, infine per vestire la proposta nel modo giusto per farla accettare;
il gruppo comunicazione che ha tenuto i rapporti con i soci e con la città, arrivando a rendere il progetto riconoscibile e conosciuto;
il gruppo partecipazione che ha reso il metodo partecipativo (in tutte le sue forme, dalla progettazione al funzionamento dell’associazione ai rapporti con altri interlocutori) una caratteristica che rende riconoscibili i poveglianti nel vasto mondo associazionistico locale e nazionale.
L’articolo A Venezia si può vincere. Ora Poveglia è veramente “l’isola che c’è”, per tutti proviene da ytali..