C’è una malinconia sottile che attraversa ogni canzone di Franco126, una specie di nostalgia costante, anche quando canta di presente e futuro.
È il suo tratto distintivo, quell’attitudine a guardare la vita con un sorriso amaro e una sigaretta tra le dita, mentre le città scorrono veloci fuori dal finestrino.
“Futuri Possibili”, il suo nuovo album uscito il 28 marzo, non tradisce le aspettative anzi, consolida il suo posto tra i cantautori più riconoscibili della scena italiana. Atmosfere sospese tra l’analogico e il digitale, il suono sporco delle vecchie radio e beat elettronici delicati, tra la tradizione del cantautorato e l’influenza della trap.
La verità è che la sua musica è sempre stata un ponte tra mondi diversi: nato artisticamente nel rap romano con il duo Carl Brave x Franco126 e il fortunatissimo “Polaroid” del 2017, ha saputo trovare una sua strada solista, portando avanti una scrittura che negli anni si è fatta sempre più riflessiva, a tratti poetica.
“Futuri possibili” è poesia e nostalgia. È la voce di Franco bassa, graffiata, a volte quasi parlata, altre volte trasporta con dolcezza. È serate perse tra i bicchieri, attese infinite, relazioni che si sfiorano e poi si dissolvono.
Il suo è un canto confidenziale, uno di quelli che sembrano fatti apposta per accompagnare certe notti in cui si pensa un po’ troppo.
Le collaborazioni del disco sono molte e importanti: da “Nottetempo”, insieme a Giorgio Poi, a “Bellamossa”, con Coez, che sostanzialmente pare essere un ritorno alle origini, una traccia che suona come la colonna sonora di un pomeriggio spensierato tra amici, con quella leggerezza che entrambi sanno rendere speciale. C’è poi anche “Due Estranei”, con Fulminacci che parla di distanze e di come certe persone, un tempo vicinissime, possano diventare sconosciute nel tempo.
“Futuri possibili” e le sue tracce, proprio come molte altre di Franco126 non hanno l’obiettivo di diventare tormentone della stagione, di essere cantate in serate ballerine d’estate. Hanno quella delicatezza di chi si lascia scoprire piano e apprezzare nel tempo.
Quello che resta, dopo averlo ascoltato, è una sensazione di familiarità e allo stesso tempo di sospensione. Come se Franco126 avesse scritto colonne sonore per chi, come lui, si muove tra nostalgia e nuove possibilità, tra infinte interpretazioni della realtà, tra il desiderio di restare e la voglia di cambiare.
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