
Piero Santostefano, Lio Piccolo. Mille anni di storie, persone e destini nella laguna di Venezia 1027-1976, prefazione di Alberto Toso Fei, Venipedia
(Nella Cronaca Altinate si legge che) mentre erano su quel lido – lido dei buoi – e volevano passare su un altro lido, il tribuno Aurio e il prete Mauro videro in lontananza una nuvola bianchissima. Essi compirono la traversata e andarono a metà di quel lido, ma non videro la nuvola. Presso i segni che trovarono costruirono una chiesa in onore del signore Salvatore. Il tribuno Aurio decise di chiamare quel luogo Lido Bianco.
Aurio, tribuno di Altino, in fuga da invasori barbarici, e il prete Mauro, fuggiasco dalla terraferma, sono i primi personaggi delle storie che troviamo narrate in questo studio di Piero Santostefano.
Lido Bianco oggi lo conosciamo come Lio Piccolo, un’isola, anzi un insieme di isolotti separati da stretti canali collegati da ponti, a nord di Cavallino Treporti. Un piccolo borgo abitato da una comunità di ventidue anime che si muovono in barca tra i canali e la laguna. Alle spalle, Venezia.
La zona si anima d’estate, escursionisti in barca o in bicicletta se ne trovano in giro per l’isola, ma è anche molto tutelata con divieti di transito per le automobili, che vanno parcheggiate fuori dal borgo.
Un’oasi di pace?
Qui c’è solitudine non c’è pace è diverso…
i primi versi della poesia ”Lio Piccolo” di Lino Roncali, poeta di Cordenons, jesolano d’adozione.
Ma non è stato sempre così e ce lo testimonia il libro di Piero Santostefano che, in dieci capitoli ne ha colto altrettanti aspetti e li ha dipanati nel corso di un millennio.
Come scrive Alberto Toso Fei nella prefazione,
(quest’opera) ci racconta la morfologia dei luoghi e il loro divenire, ma soprattutto diventa un racconto di persone, che quei luoghi hanno calcato diversi secoli prima di noi, spesso senza sapere nulla gli uni degli altri, ma che hanno finito per diventare una somma di nomi e avvenimenti..una somma di storie.
Ho chiesto all’autore di presentare il suo lavoro attraverso tre parole chiave usando un sostantivo, un verbo e un aggettivo. E una fotografia per ciascuna voce.
Ecco le sue scelte
Sostantivo: reticolo di acque, di canali, di orizzonti, e soprattutto di vite (umane). La foto – autore Piero Santostefano – è parlante.
Verbo: trasformare. Ė la cifra del luogo, nulla è come prima, ma tutto rimane immutato.
La foto : la mancanza di luce trasforma il paesaggio, ma a breve, con il ritorno del giorno, sarà di nuovo come tutti lo ricordano.
Aggettivo : immortale. È l’iperbole che vuole opporsi all’abrasione della vita degli ultimi dalla Storia.
La foto: il fregio sul palazzo, forse apposta dal proprietario nel 1780 per amore della consorte.
Se una cosa c’insegnò, è che la storia favorisce i tempi lunghi; e che non è una materia inerte e comatosa, ferma in attesa che noi l’osserviamo con i nostri binocoli o telescopi; che, al contrario è attiva, effervescente, e talvolta vulcanica”. Julian Barnes, “Elizabeth Finch” traduzione di Susanna Basso, Einaudi,2024
Questo esergo posto come viatico alla lettura del volume, svela anche il suo autore che, nato sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, dopo aver frequentato l’Istituto Universitario di Architettura a Venezia, si è trasferito a Cavallino Treporti nel 1984 e che ha ancora tante storie da raccontare.
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