Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di una lettrice, firmata con le iniziali A. A.
Caro direttore,
Le scrivo per esprimere il disagio che ho provato nell’apprendere dell’imminente matrimonio di Jeff Bezos a Venezia.
Ho visto che è già uscito su questo tema un articolo di Francesco Erbani a cui mi riallaccio.
Oltre all’impatto che i tre giorni di festeggiamenti avranno sulla città – peraltro abituata a far fronte ormai quotidianamente ad eventi “eccezionali” – trovo ben più grave il clamore mediatico della notizia che confermerà definitivamente che a Venezia si possa fare qualsiasi cosa… basta pagare!
No, signor Bezos, non tutto si può comprare! Noi veneziani non barattiamo la fragile bellezza della città e l’orgoglio della nostra storia millenaria con le cifre astronomiche che Lei è disposto a spendere, frutto peraltro di un modello globale di società consumistica che non condividiamo. Lei non avrà il tempo materiale di vita per spendere la ricchezza che possiede e noi non la invidiamo nemmeno!
Crediamo che la condivisione, la misura e l’attenzione al bene comune siano dei valori che dovrebbero illuminare l’azione degli uomini, in primis di quelli maggiormente influenti e potenti, affinché la vita sulla terra abbia un futuro, ovvero nel segno della sostenibilità climatica e della giustizia sociale.
Perché non si sposa nel Suo paese, ad esempio a Las Vegas – dove una perfetta copia di Venezia può fare da scenografia al matrimonio, senza la noiosa presenza degli abitanti – visto che il modello di società che ha ideato e perseguito esclude la lentezza, la cura e l’autenticità che caratterizzano la nostra città?
Venezia non ha bisogno di ulteriore pubblicità, non può essere ogni giorno sulle prime pagine di tutto il mondo! Miliardari ed oligarchi vorranno fare la stessa cosa (il conformismo pare imperare tristemente anche tra chi potrebbe permettersi l’originalità) mentre i comuni mortali avranno un’ulteriore conferma del fatto che Venezia sia IL luogo dove andare almeno una volta nella vita.
La mossa di accaparrarsi taxi e hotel (e perché no anche gli ultimi posti letto rimasti dell’Ospedale Civile, metti che qualcuno degli ospiti ne abbia bisogno!) porterà chiunque a credere che Venezia sia qualcosa da “usare” per scopi personali, fosse solo per un selfie da mandare su Instagram.
E questo va di pari passo con le altre notizie, sempre di rilevanza mondiale anche se di segno opposto, secondo cui la città è destinata a scomparire a breve: amici stranieri mi hanno confermato che nel loro paese ormai è assodato che convenga andare a Venezia il prima possibile, prima che sia troppo tardi.
Noi veneziani, di nascita e di adozione, assistiamo impotenti a questo mercimonio che pare non aver fine, dei beni della terra e del patrimonio culturale, come l’acqua che ci lambisce e la bellezza dell’architettura che ci circonda, così magicamente intrise l’una nell’altra.
L’articolo Questo matrimonio non s’ha da fare (a Venezia) proviene da ytali..