Strana Champions, quella cui stiamo assistendo nell’anno primo della nuova era, quella in cui l’UEFA si è di fatto incamminata verso la Superlega, aumentando il numero delle partite e facendo sì che il torneo fosse ancora più spettacolare, ricco e pieno di gol. Ebbene, per eterogenesi dei fini, la SuperChampions ha fornito alcuni verdetti in controtendenza rispetto al piattume delle ultime stagioni, quando bastava dare un’occhiata alla composizione dei gironi per sapere, nel novanta per cento dei casi, chi si sarebbe qualificata come prima e chi come seconda. Quest’anno no, tanto che fra le prime otto, ammesse direttamente agli Ottavi senza dover passare per i delicati spareggi che avranno luogo a febbraio, figurano sì alcune grandi come Liberpool, Barcellona, Inter e Atletico Madrid ma anche due sorprese come il Lille e l’Aston Villa, protagoniste di una prima fase davvero encomiabile. Fra le compagini costrette ad attraversare il Purgatorio, invece, troviamo alcuni squadroni forse troppo sicuri di sé e della propria forza: dal Real Madrid di Ancelotti al Bayern Monaco di Kompany, giù giù fino alle opulente PSG e Manchester City, formazioni artificiali, prive di storia e, a tratti, di senso, che si sono qualificate per il rotto della cuffia e il cui charme ormai sembra essersi notevolmente ridotto, dato che i risultati, specie nel caso dei francesi, sono stati inversamente proporzionali agli investimenti. Il che dimostra che queste aggregazioni di superuomini, sempre più ricchi e distanti dalla realtà, oltre a essere inutili, sono anche controproducenti, in quanto il calcio è calcio solo se regna l’incertezza, se è possibile la sorpresa, se possono verificarsi dei rovesci improvvisi e del tutto imprevisti che conferiscono a questo gioco un’unicità di cui altre discipline non dispongono.
Considerando le italiane, va detto che Milan e Juventus, chiamate a vedersela, rispettivamente, con Feyenoord e PSV, sono all’ultima spiaggia: in caso di mancata qualificazione, infatti, la stagione si rivelerebbe fallimentare, in particolare per i bianconeri, sulla cui panchina la permanenza di Thiago Motta anche per il prossimo anno è tutt’altro che scontata. Quanto all’Atalanta, il Bruges è un avversario più che abbordabile, anche se, giunti a questo punto, nulla può essere dato per scontato. Diciamo, tuttavia, che se la banda Gasp è quella che abbiamo visto mercoledì scorso contro il Barcellona, non dovrebbe avere alcun problema a passare il turno.
Per il resto, fa impressione vedere una finale anticipata come quella fra City e Real Madrid già ai sedicesimi: se dovesse essere eliminato, Guardiola probabilmente si avvierebbe alla conclusione della sua avventura alla guida dei citizens; ad Ancelotti, invece, potrebbe non bastare neanche la qualificazione, dato che a Madrid sembra essere ormai imminente l’avvento in panca di Xabi Alonso. Per il resto, sarà interessante assistere al derby francese fra PSG e Brest e alla disfida anglosassone fra Celtic e Bayern Monaco, con il caldo consiglio ai bavaresi di non sentirsi già vincitori, visto che i biancoverdi venderanno cara la pelle e hanno una qualità complessiva niente indifferente. Da non sottovalutare, infine, i confronti fra Monaco e Benfica e fra Sporting Lisbona e Borussia Dorrmund, in una competizione all’insegna di una salutare incertezza.
Capitolo Europa League: qui le previsioni sono state rispettate assai di più, con il rilancio in grande stile dello United, attardato in Premier e in crisi di gioco e di risultati da anni, e il gran bel percorso compiuto da Lazio e Athletic Bilbao. Quanto alla Roma, invece, dopo essere stata rianimata da Ranieri, dovrà vedersela ai sedicesimi con l’ostico Porto, mentre l’Ajax dovrà vedersela con i belgi dell’Union Saint-Gilloise. Poi, appuntamento a marzo, quando le coppe europee entreranno nel vivo, Conference League compresa, e inizierà la seconda parte della stagione, quella decisiva, in grado di mutare gli equilibri e di determinare i destini dei vari protagonisti.
Un ultimo appunto lo merita Jannik Sinner. Senz’altro si tratta di un fenomeno, cui siamo grati per averci regalato l’ennesimo trionfo, battendo nettamente Zverev nella finale degli Australian Open, senza perdere l’umanità, la gentilezza e la genuinità che gli abbiamo sempre riconosciuto. A nostro giudizio, tuttavia, nel giorno in cui si celebrava il tennis italiano, avrebbe fatto meglio a presentarsi al Quirinale insieme agli altri azzurri e azzurre della racchetta o, quanto meno, a collegarsi via streaming, per una forma di rispetto verso la persona di Mattarella ma, soprattutto, nei confronti dell’istituzione. Capiamo di essere fuori dal tempo, forse persino fuori luogo con questa nostra richiesta, ma siamo orgogliosamente démodé. E fra gli dei che sono caduti questa settimana, pertanto, a nostro giudizio c’è anche lui, un ragazzo straordinario e dal sicuro avvenire ma un po’ troppo concentrato su se stesso, al punto di scambiare il proprio mito, oggettivo, per il tutto. Caro Jannik, fai attenzione! Tu sei un fuoriclasse e una gran bella persona, ma la collettività viene prima, specialmente in una fase storica così delicata.
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