Mi ricordo un’estate di tanti anni fa. Impossibile non affiancare a Manuel due nomi, e un evento. Siamo a uno dei tanti bellissimi Bovelix organizzati a Marina di Ravenna. Lui è piccolo, avrà dodici anni al massimo, ed è sotto l’ombrellone a guardare papà Hristo (Zlaty per me, da quando ho più o meno diciannove anni e mi fiondo a vederlo ogni qualvolta Piacenza mette piede in terra sarda) assieme a me, qualche amico del gruppo storico dell’estate romagnola e a Chiara, sua madre, persona splendida che questo mondo del volley e del beach volley e del Bovelix lo conosce a menadito.
Siamo tutti osservatori quei giorni di quanto Manuel cresca, sia già una colonna, abbia già i fondamentali, e il peggiore dei miei difetti, quando le persone come lui mi si presentano davanti, è quello di proiettare e di fantasticarne un futuro. Qualche anno fa ho già visto le somiglianze, le affinità, l’intercambiabilità e continuando ad errare, ho fantasticato sul suo destino. Non ho mai chiamato suo papà in questi anni per chiederne conto, nonostante poco più di un anno fa, era il 4 novembre 2023, sui vari canali social appare un video di Piacenza.
Manuel Zlatanov esordisce a 15 anni con la maglia di Piacenza. Siamo tutti di fronte alla tv, esattamente come lo siamo stati quando Alessandro Bovolenta, suo amico di infanzia, ha messo piede sul taraflex per il suo esordio azzurro. Tutti ci aspettiamo che ci venga dato il croccantino, da bravi pavloviani quali siamo e infatti l’inquadratura si sposta su suo padre Hristo. Ha gli occhi lucidi, li abbiamo in tanti. Vorrei essere di fianco a suo papà, ma soprattutto di fianco a Chiara e chiedere cosa vedono in quell’immagine. Siamo agli Uffizi del volley, ai capolavori in formato dipinto, e da allora la storia pallavolistica comincia.
Ringrazio Massimo Montanari, addetto stampa di Ravenna, che pochi giorni fa, ha fatto sì che un timidissimo e splendido Manuel, che oggi splende alla Consar, parlasse con me per la prima volta. Nella Repubblica degli ingrati nessuno si renderebbe conto che chiedere un colloquio con un diciassettenne e ottenerlo è un enorme privilegio e con Manuel Zlatanov abbiamo fatto un po’ il punto su questa storia che nasce. Che a me sembra una fiaba da podcast e a lui certamente sembra solo vita vera. Autentica e piena di incanto, così come deve essere.
“Ero emozionato quel giorno, ma molto concentrato. È stata una bellissima serata, una partita giocata in un bel periodo personale nel quale mi allenavo con la serie A. Già da qualche partita sentivo che avrei potuto esordire e ho cercato di viverla nel migliore dei modi, anche se non sei preparato a capire in quale istante entrerai in campo. Sono punti di partenza, belli, che ricorderò”.
Foto Gas Sales Bluenergy Piacenza
Sembra passata una vita Manuel. In realtà è un anno e poco più. E lei adesso è uno dei protagonisti della Consar Ravenna, ai vertici della serie A2.
“Sono contento di far parte di questo gruppo. Ravenna è un’esperienza nuova, totalizzante, nella quale incomincio a percepire che tutto dipende da me e che la mia vita vorrei che fosse fatta dalla pallavolo. È il primo anno che vivo fuori da casa, non c’è più mamma a doverti gestire, dalle cose basiche al fatto che incomincio a vedere la vita da adulto che dovrò fare”.
Macina punti su punti e nemmeno maggiorenne sembra che tutto questo sia qualcosa di assolutamente ordinario. Vuole sembrare una domanda, in realtà è un complimento.
“Beh, grazie. Il divertimento è e deve essere alla base di tutto. Ci sto lavorando un pochino perché i compagni scherzando mi dicono che sorrido pochissimo e che prendo tutto molto seriamente. Ovviamente, sono consapevole anche io che più mi diverto e più vivrò questi momenti nella maniera migliore”.
Lei è caratterialmente come appare in campo?
“Mettiamola così: né troppo euforico, né troppo serio”.
È difficile essere già così al centro del discorso pallavolistico alla sua età?
“No. Non sono uno che bada troppo alle etichette che possono affibbiarti nel mio caso. Certo, devo ancora lavorare per sistemare alcune insicurezze. Volersi confermare sempre può renderti insicuro talvolta ad esempio”.
Essendo il più giovane a Ravenna, immagino, in un gruppo così, quanto possa essere benvoluto e protetto.
“Il gruppo è davvero bello, è il primo anno che ci incontriamo e siamo davvero molto uniti. È una squadra davvero equilibrata, dove tutti stiamo bene con tutti”.
Foto Lega Volley Maschile
Cosa l’ha cambiata di questa annata?
“Sono cresciuto tanto sotto l’aspetto sportivo, ma anche caratteriale. Nella vita quotidiana, passi come il mio ti danno una chiave di lettura nuova. Sono contento di ciò che sto facendo e spero davvero di continuare così”.
Il ruolo dell’allenatore Valentini?
“Ci fa lavorare tanto, è un allenatore tosto che già conoscevo ed assieme a lui eravamo consapevoli che quest’anno dovessi investire tanto sulla pallavolo. Mi sono posto un obiettivo, che era quello di crescere assieme alla squadra e lo stiamo facendo. Penso che tutti, in questo gruppo, da inizio stagione, abbiamo fatto un percorso di crescita. L’arma in più è che abbiamo tutti fame di lavorare. L’attitudine al lavoro in questo gruppo non manca mai”.
Siamo arrivati alla fine dell’intervista e ho cercato di lasciare papà fuori da questo discorso. La banda Zlatanov viene a vederla?
“Sì, appena riescono con gli impegni sono in tribuna a vedermi. Vederli mi fa tanto piacere ovviamente”.
Di Roberto Zucca
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