![Quando il lavoro diventa un incubo: “Prima era una grande famiglia”](https://www.borderline24.com/wp-content/uploads/2024/12/600_500_banner_hcv.jpg)
C’era una volta una grande famiglia. C’era una volta una pacca sulla spalla e il caffé caldo da bere. Un asilo per i piccoli e una palestra da utilizzare nella pausa pranzo. Persino un parrucchiere. Tutti sotto lo stesso tetto. Assieme con i colleghi di lavoro. E si sa: le ore da trascorrere a una scrivania e davanti a un monitor, per diverse ore, diventano meno monotone se l’atmosfera è appunto quella di una grande famiglia. Improvvisamente tutto è cambiato. Prima la crisi annunciata poi i primi contatti con i sindacati. “Abbiamo cominciato a respirare un’aria diversa. Ci hanno prima annunciato dei tagli poi anche di peggio”. Che tradotto significa: trasferimento entro un mese dalla Puglia in Sicilia o in Lombardia. In altre parole: nessun licenziamento se però si fosse disposti a lasciare entro trenta giorni la propria casa. La propria famiglia. I propri amici. Con uno stipendio migliore? Assolutamente no. E chissà chi riesce a vivere con ottocento euro al mese a Milano…
Non solo: le strette sono presto arrivate anche per chi non era tra i prescelti per lasciare entro trenta giorni la Puglia. Sono iniziati i controlli sui computer. Il monitoraggio delle pause e la loro durata. Insomma un incubo che nei fatti è andato avanti per anni tra minacce di chiusura e tagli. Sino all’epilogo finale: un contratto firmato con una sigla sindacale che di fatto non ha una rappresentanza importante in questa azienda. Un contratto che nei fatti taglia. Soprattutto la speranza. Ora ci saranno gli altri sindacati a fare la loro parte. Ma questa non è solo la storia di una vertenza sindacale. Questa è la storia di lavoratrici e lavoratori che andavano a lavorare con il sorriso. Con la speranza di scatti da accumulare, con la possibilità di ammalarsi senza incidere sul budget familiare. Questa è la storia di quanti credevano di avere diritti inviolabili come ogni lavoratore merita ma che di fatto si sono ritrovati umiliati e vessati. Questa è la storia di lavoratori e lavoratrici che oggi hanno paura di dare un volto alla loro denuncia perché… “chissà cosa succede”. Intanto succede che il luogo di lavoro diventa il peggiore degli incubi. Un incubo che sembra non avere fine.
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