
Non solo il Dna: a carico di Andrea Sempio, indagato per concorso in omicidio con Alberto Stasi, o persona rimasta ignota, ci sarebbero “nuovi elementi indizianti”. Lo scrive la procura di Pavia nel ricorso con il quale ha chiesto alla Cassazione di poter riaprire le indagini sul delitto di Garlasco. I pm, infatti, vorrebbero svolgere ulteriori approfondimenti su due temi che furono decisivi per la condanna di Alberto Stasi: le impronte delle scarpe sulla scena del crimine e quelle sul dispenser del sapone nella villetta di via Pascoli dove è stata uccisa Chiara Poggi.
“Il pm avanzava una nuova istanza di riapertura delle indagini, nuovamente argomentando in ordine alle indagini che intendeva condurre – si legge nel documento pubblicato da La Repubblica – in aggiunta agli elementi già sottoposti, il pm richiedente, acquisita una nuova consulenza tecnica della difesa di Stasi inerente la compatibilità della grandezza delle impronte repertate sul luogo del delitto con la taglia delle scarpe di Andrea Sempio (qui il suo profilo), avanzava una nuova richiesta di riapertura delle indagini, chiedendo di essere autorizzato a: completare, anche con accertamento peritale, le indagini genetico forensi aggiornate allo stato della tecnica e della scienza attuale; confrontare le impronte papillari repertate sul luogo del delitto con quelle mai acquisite di Andrea Sempio; escutere gli amici dell’epoca di Chiara Poggi e di suo fratello Marco al fine di ricostruire compiutamente le frequentazioni della vittima; interrogare Andrea Sempio”.
Le, nuove indagini, dunque, non si basano solamente sulla nuova consulenza che “ha confermato non solo l’utilizzabilità giudiziaria del Dna ma anche la ‘compatibilità’ con quello di Andrea Sempio”, ma anche su nuovi elementi. L’attenzione degli inquirenti è in particolar modo rivolta alle telefonate effettuate da Sempio pochi giorni prima del delitto e al suo alibi. L’allora 19enne, amico del fratello della vittima, ha infatti chiamato più volte casa Poggi nonostante Marco, il fratello di Chiara, in quei giorni si trovasse in vacanza con i suoi genitori. Inoltre, Andrea Sempio mostrò agli inquirenti, circa un anno dopo il delitto, il biglietto del parcheggio di Vigevano dove aveva affermato di trovarsi il giorno dell’omicidio di Chiara Poggi. Un fatto considerato alquanto inconsueto dagli inquirenti visto che, solitamente, il ticket di un parcheggio si getta via una volta scaduto mentre quello di Sempio era stato conservato per oltre un anno.