
Visitabile presso gli spazi di Ocean Space, nella storica ex-Chiesa di San Lorenzo a Venezia, dal 5 aprile al 2 novembre 2025 sarà visitabile la mostra Otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua (Altre montagne, dissolte sotto l’acqua) a cura di Yina Jiménez Suriel, ricercatrice dominicana direttrice del programma di fellowship The Current IV (2023-2025), promosso da TBA21-Academy. L’iniziativa si inserisce all’interno del più ampio lavoro di riqualificazione promosso da TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, che da anni si pone l’obiettivo di promuovere la ricerca e l’azione per la salvaguardia ambientale e la cultura oceanica. Accanto alle due nuove commissioni site-specific di Nadia Huggins (Trinidad e Tobago, 1984) e Tessa Mars (Haiti, 1985), all’interno della Research Room di Ocean Space sarà possibile visitare la mostra Echoes of the Sanctuary a cura di Louise Carver, la quale presenta il lavoro a lungo termine di Alligator Head Foundation, ente giamaicano per la conservazione marina che da anni si occupa di sviluppo rigenerativo.
Ocean Space: una missione ecologica globale
Fondato dalla piattaforma di ricerca TBA21-Academy, Ocean Space ha aperto al pubblico negli spazi della Chiesa di San Lorenzo nel 2019, in seguito ad ampi lavori di rinnovamento. La programmazione annuale, che ne prevede l’apertura al pubblico dalla primavera all’autunno, costituisce un punto di riferimento internazionale per la ricerca ecologica e la sensibilizzazione sull’Oceano, promuovendo progetti in grado di rifletterne la ricerca transdisciplinare e l’impegno per la protezione dell’ambiente. L’intensa attività espositiva – affiancata ad eventi, tavole conviviali e un fitto programma educativo – ha permesso a Ocean Space di conquistare un ruolo di spicco nel tessuto urbano veneziano. Grazie al coinvolgimento della comunità, è stato insignito del prestigioso premio Innovazione Sostenibilità nell’Arte in occasione della prima edizione del Flash Art Italia Award, premio creato da Flash Art in collaborazione con Arte Fiera al fine di
riconoscere il progetto artistico o culturale che ha saputo coniugare innovazione e sostenibilità, con un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.
Oltre le prospettive terrestri:
una narrazione acquatica tra Venezia e Caraibi
Otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua si pone l’obiettivo di rimettere in discussione una visione e prospettiva condivise, favorendo una riflessione sulla connessione oceanica. In tal senso, il progetto espositivo di Jiménez Suriel si avvale di una narrazione in grado di sfidare le convenzioni terrestri e promuovere nuove modalità di percezione. Lo strumento utilizzato è quello dell’improvvisazione e del freestyle, una strategia artistica in grado di sfidare le strutture di potere consolidate ed immaginare nuovi sistemi di supporto alla vita. La mostra inoltre mette in risalto il legame tra i Caraibi e Venezia, due luoghi che condividono una profonda connessione con il mare ma che vivono in contesti storici e sociali molto diversi. Mentre le isole caraibiche rappresentano l’eterna lotta contro le conseguenze del colonialismo e della migrazione, Venezia si confronta con il riscaldamento globale e la minaccia dell’innalzamento del livello del mare.
Le opere di Nadia Huggins e Tessa Mars, due installazioni site-specific di grandi dimensioni, creano dunque una narrazione unica che sovrappone realtà caraibica e veneziana, sollevando interrogativi sulla percezione dell’identità, del corpo e del movimento nel contesto acquatico.
Huggins, artista originaria di Trinidad e Tobago, esplora la memoria collettiva e l’appartenenza attraverso un linguaggio visivo che fonde fotografia e concetti di ecologia e identità. La sua installazione, A shipwreck is not a wreck (2025), trasporta il pubblico all’interno dello scheletro di un relitto, creando un’esperienza immersiva che invita a riconsiderare la temporaneità dei confini artificiali e la trasformazione identitaria attraverso l’acqua. Tessa Mars, artista visiva haitiana la cui pratica è fortemente incentrata sullo storytelling, propone invece un’installazione pittorica immersiva che invita il pubblico a esplorare un paesaggio onirico e fluido, dove i personaggi sono immersi in un sonno profondo, un processo di trasformazione che riconcilia la realtà corporea con il moto perpetuo dell’Oceano. A call to the ocean (2025) esplora dunque l’idea di fluidità, di continuità tra corpi e oceano, favorendo la creazione di uno spazio onirico fortemente legato ad una prospettiva haitiana.
Echoes from the Sanctuary amplifica le proposte di Huggins e Mars, introducendo la tematica della conservazione conviviale (da convivere, letteralmente «vivere insieme»), un’agenda di ricerca in grado di promuovere «la coesistenza, la (bio)diversità e la giustizia sociale». La combinazione di ricerca sul campo e approcci teorici proposti offrono una visione innovativa e pratica per affrontare le sfide ecologiche globali, invitando a riflettere sulla necessità di una trasformazione radicale nelle nostre modalità di relazione con il pianeta. La mostra curata da Louise Carver contribuisce dunque al dibattito globale sulla salvaguardia degli oceani e sull’importanza di un impegno collettivo per l’ambiente mentre la città di Venezia, con la sua storicità legata all’acqua e alle sfide climatiche che la minacciano, diviene ancora una volta il luogo ideale per ospitare questo progetto.
Il programma espositivo di Ocean Space promuove dunque una profonda riflessione sul nostro ruolo all’interno di un ecosistema globale in crisi, contribuendo alla sensibilizzazione di un pubblico sempre più consapevole delle problematiche legate alla salvaguardia degli oceani e della biodiversità. Otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua ed Echoes from the Sanctuary si interrogano sul futuro oceanico intraprendendo strategie artistiche assertive, dimostrando come il patrocinio attraverso le arti possa riscrivere la nostra connessione con il mondo naturale.
Immagine di copertina: Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo, foto di Enrico Fiorese.
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