Giovedì 4 luglio, fra le 7 e le 22, il Regno Unito sarà chiamato al voto per quella che tutti prevedono sarà la fine di un periodo di 14 anni di governi conservatori. Al primo luglio il ‘tracker’ della BBC, che assembla le opinioni di voto di vari istituti di indagine, dava i laburisti al 40% con i conservatori al 20%, incalzati al 16% da Reform UK (il partito di Nigel Farage, nato dalle ceneri dell’Ukip, il partito indipendentista che tanto impulso aveva dato alla Brexit), con i liberal democratici all’11% e i verdi al 6%.
In virtù del sistema elettorale maggioritario, in cui ogni seggio fa storia a sé, la differenza alla House of Commons sarebbe nettamente maggiore, tanto che proiezioni di fine giugno assegnano ai laburisti ben 425 seggi su 650, con 108 ai conservatori, 67 ai liberal democratici, 20 allo Scottish National Party (che beneficia della sua connotazione fortemente territorializzata), 5 a Reform UK, 4 a Playd Cimru (il partito gallese, che a sua volta, come lo SNP, beneficia del suo focus territoriale), 2 ai verdi e gli altri ad altri partiti locali o a candidati indipendenti.
Si prospetta dunque quella che viene chiamata una “landslide victory” (una vittoria schiacciante), che somiglia a quella del primo “new labour” di Blair il quale nel 1997 trionfò ottenendo 418. Se dunque il partito laburista si avvia a un netto successo, qualche ombra permane sul suo leader. Come più volte abbiamo scritto (qui e qui), Keir Starmer non riesce a sfondare fra l’elettorato. Nonostante i disastri del partito conservatore e nonostante la prospettiva di una vittoria certa (anche se resta da vedere in che misura), il suo tasso di approvazione resta relativamente basso, e in calo negli ultimi tempi. E niente, appunto, in confronto con l’“approval rating” di cui godeva Blair alla vigilia delle prime elezioni che lo videro vincitore.
Certo, dall’altro lato c’è Rishi Sunak che fa ancora peggio, e di molto. Pur essendo il primo primo ministro appartenente a una minoranza etnica e religiosa (è di origine indiana, con genitori migrati nel Regno Unito dall’Africa orientale, e di religione induista), infatti, egli ha un saldo negativo di approvazione del 53% proprio fra le minoranze etniche, mentre si colloca al 41% fra la popolazione bianca (per Starmer i due dati – sempre in negativo – sono rispettivamente del 32% e del 20%). A danneggiare ulteriormente il primo ministro è stato anche un clamoroso passo falso: nel giorno delle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, il 6 giugno, è rientrato in Inghilterra prima della fine dell’evento per registrare un’intervista (che peraltro sarebbe andata in onda la settimana successiva). Le scuse del giorno dopo non sono servite a recuperare un ulteriore calo di consenso, tangibile anche fra i suoi elettori. Sunak, d’altronde, “lotta” anche contro la statistica: nessun partito nell’epoca moderna ha vinto 5 elezioni consecutive, ed egli è entrato in carica dopo le vittorie ottenute dai tories nel 2010 (pur senza maggioranza assoluta), 2015, 2017, 2019. Dall’altro lato, nella storia, nessun primo ministro in carica che si sia presentato alle elezioni ha perso il suo seggio. Sunak, alle scorse elezioni, ha vinto con un margine di 27.210 voti; ma ora la riconferma pare a rischio.
Il fatto che il risultato appaia così scontato può disincentivare gli elettori dall’andare a votare; resta da vedere, tuttavia, se saranno disincentivati i presunti vincitori o i presunti sconfitti. Pur essendo in netto vantaggio, il partito laburista ha interrotto il trend ascendente, mostrando una lieve flessione rispetto a un mese fa (aveva raggiunto un massimo del 45% nelle intenzioni di voto). Non a caso, Starmer ha ribadito come “every single vote counts”.
All’approssimarsi del voto si nota un trend speculare fra tories e Reform UK, con un travaso di consensi dal primo partito al secondo che quindi evidenzia uno spostamento a destra dell’elettorato conservatore. Il partito di Farage è stato al centro di varie polemiche negli ultimi tempi, con vari candidati accusati di atteggiamenti razzisti, bigotti e misogini; questo ha portato addirittura alcuni membri del partito a lasciare per accasarsi con i conservatori, provocando ulteriori schermaglie che certo non sono destinate ad assopirsi.
Se il Regno Unito mostra un andamento opposto a quello di altri paesi europei, come Italia, Francia e Germania, in cui le destre hanno avuto una forte avanzata nelle ultime tornate elettorali, c’è da temere tuttavia che la cocente sconfitta porti a una radicalizzazione a destra dei conservatori britannici i quali, perso il centro moderato a beneficio dei laburisti, cercheranno consensi a destra. In prospettiva, questa non è una buona notizia.
L’articolo In arrivo una valanga laburista proviene da ytali..