Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle prospettive della demografia mondiale (2024 Revision of World Population Prospects) tre sono, in buona sintesi, le grandi tendenze che disegneranno la popolazione del pianeta in questi tre quarti di secolo che abbiamo di fronte.
Il primo è dato dalla grande decelerazione della crescita della popolazione mondiale, una decelerazione che – per consolazione dei neomaltusiani – appare più rapida di quanto si pensasse. Infatti alla fine del secolo la popolazione della Terra sarà inferiore del sei per cento, ovvero settecento milioni di persone in meno, rispetto a quanto previsto; l’ONU pensava che la popolazione mondiale avrebbe raggiunto il picco di 10,4 miliardi entro il 2080. Ciò significa che stiamo frenando più velocemente di quanto si credeva. La popolazione mondiale continuerà a crescere per altri 50-60 anni ed il picco sarà raggiunto a metà degli anni ottanta di questo secolo, quando dagli attuali 8,2 miliardi di persone si dovrebbero raggiungere i 10,3 miliardi. Poi però dovrebbe iniziare una graduale discesa, fino a un livello di 10,2 miliardi di persone alla fine del secolo. Sarà una svolta epocale: per la prima volta nella storia del pianeta, i suoi abitanti caleranno.
Il tasso di fertilità nel mondo (a sinistra) e il sorpasso dell’India sula Cina
Il secondo aspetto da rilevare è che la traiettoria demografica futura sarà estremamente diversificata: alcune aree del pianeta vedranno una rapida crescita della popolazione, altre conosceranno un veloce declino. In 63 paesi che oggi ospitano il 28 per cento della popolazione mondiale il picco di abitanti è già stato raggiunto (tra cui l’Italia, ça va sans dire) e la discesa, dunque, è già cominciata; in altri 48 paesi, dove vive il dieci per cento della popolazione, il picco arriverà tra il 2025 e il 2054. Nei rimanenti 126 paesi la popolazione dovrebbe invece continuare a crescere (inerzialmente) ancora, raggiungendo il suo massimo entro il secolo o appena oltre. Il tasso di fertilità globale è oggi di 2,3 nascite per donna, era di 3,3 nel 1990: il calo è netto ed eloquente. D’altronde ormai la metà del pianeta ha tassi di fertilità inferiori a 2,1 figli per donna, il livello che mantiene una popolazione in equilibrio al netto delle migrazioni.
La crescita della popolazione mondiale toccherà il picco nel 2084 (a sinistra), mentre il tasso di fertilità scenderà sotto il livello di sostituzione della popolazione nei primi del 2050
Infine la longevità. Ormai l’aspettativa di vita a livello globale è tornata (fortunatamente) già dal 2022 ai livelli pre-pandemici in quasi tutti i paesi, raggiungendo i 73,3 anni nel 2024, con un aumento di 8,4 anni rispetto al 1995. La previsione è che si arriverà a 77,4 anni di aspettativa di vita nel 2054 mentre per Italia (paese notoriamente longevo) si pensa che quest’anno l’aspettativa di vita supererà addirittura quella del 2019. Di conseguenza entro il 2070 il numero degli anziani nel mondo (persone di 65 anni o più) sarà di 2,2 miliardi, superando quello dei minori di 18 anni e tra un decennio gli ultraottantenni supereranno i bambini con meno di un anno, raggiungendo quota 265 milioni. Soprattutto per i paesi dall’invecchiamento longevo come il nostro, si pone il problema del bellissimo Titone, che la dea Eos, sua moglie, gli fece ottenere da Zeus l’immortalità dimenticandosi però di associarla all’eterna giovinezza. Mutatis mutandis, l’obiettivo (ideale) sarebbe allora quello di produrre un invecchiamento sempre più longevo ma anche sempre più attivo e in salute. In pratica un invecchiamento giovanile, se non proprio giovane. Un ossimoro almeno per ora fin troppo ambizioso da sciogliere.
Immagine di copertina: Nelle acque placide del Grand River, il fiume che attraversa il Michigan, Bruce Miller voga in piedi, il fisico imponente, sullo s’ciopon che si è costruito con le sue mani a East Lansing. Con lui, l’adorata Maureen. (da Vogare alla veneta sul Grand River)
L’articolo Verso l’età dell’invecchiamento giovanile proviene da ytali..