Se ci fosse un Re degli Sciocchi allora potrei indossare quella corona
E voi potete morire dal ridere
Perché la porterò con orgoglio
[Elvis Costello]
Solo pochi giorni fa, in quel periodo cupo e teso in cui ci chiedevamo ancora quale direzione avrebbe preso Joe – e con lui probabilmente anche il resto di noi – un tizio mi ha detto con tono di disprezzo che Kamala Harris è “una nomina imposta dalla DEI” (DEI è un acronimo per Diversità, equità e inclusione e sono principi organizzativi che cercano di promuovere il trattamento equo e la piena partecipazione di tutte le persone, in particolare dei gruppi che storicamente sono stati sottorappresentati o soggetti a discriminazione sulla base dell’identità o della disabilità, ndr).
Solo ora mi rendo conto di quanto avesse ragione, anche se il mio interlocutore non intendeva affatto come un complimento ciò che diceva. Kamala Harris, in effetti, sta ridendo, proprio come dice Donald Trump. Harris non è “solo una nomina imposta dalla DEI”. Oh no – Kamala Harris è l’incarnazione vivente del peggior incubo dei nazionalisti cristiani bianchi. È una donna di etnie diverse, sposata con un ebreo, intelligente, di successo e, nonostante i suoi 59 anni, molto più giovane di quell’altro candidato. Inoltre, è più progressista del cauto veterano per cui ha lavorato. Harris rappresenta tutto ciò che il movimento MAGA detesta. Non c’è nulla da insinuare su di lei; è esattamente ciò che odiano di più.
Ah, ah, ah…
Trump ha ragione con il suo soprannome per Harris, “Laughin’ Kamala Harris”, “Kamala Harris che ride” (non posso fare a meno di notare che il puerile e volutamente storpiato “Laffin’”, “Kamala Harris che ridacchia”, utilizzato dalla campagna di Trump rivela almeno qualcosa sulla mentalità di chi ha concepito tali insulti da cortile).
Ci puoi scommettere che sta ridendo.
Calunnie e insinuazioni sulla “famiglia criminale dei Biden”? Sono state efficacemente neutralizzate. Fare insinuazioni sulla crescente difficoltà di Biden? Quel treno è già passato – lo ammette lo stesso Biden. Ora Trump – che è stato praticamente assente dalle prime pagine dei giornali negli ultimi giorni a causa dell’onnipresenza di Biden/Harris nei media – deve affrontare un procuratore reale (Kamala Harris ha alle spalle una carriera di gudice e di ministro di giustiza). Il condannato, circondato da altri criminali ed ex detenuti ma che si proclama campione della legge e dell’ordine, contro chi rappresenta autenticamente la legge e l’ordine.
Improvvisamente, l’America si trova di fronte a una scelta radicalmente diversa: non più la desolante alternativa di scegliere quale candidato sia “troppo vecchio” o meno incompetente, né una questione di chi stia preservando la “democrazia” da quale minaccia. Tutte le false narrazioni che accompagnavano questa scelta sono state completamente smantellate.
Mi chiedo quali sentimenti possano provare le donne in America in questo momento, ora che si trovano di fronte alla possibilità di eleggere una donna e, al contempo, di sconfiggere un condannato per reati sessuali. È certo che non tutte le donne vivano questa prospettiva allo stesso modo, e non mi azzardo a fare supposizioni in merito. Tuttavia, posso immaginare che per alcune potrebbe avere un impatto profondo e incoraggiante, simile a quello che potrebbe avere per molte persone di origini afroamericana e asiatica vedere un candidato di queste origini alla presidenza degli Stati Uniti.
Questo mi riporta all’insulto che si intendeva rivolgere contro Harris come “una scelta imposta dalla DEI”. Chi mi ha detto questo non ha capito che, per molte persone, questa è una cosa positiva. Queste persone pensano sia giunto il momento che qualcuno diverso da vecchi uomini bianchi guidi il paese. Lo status di Harris, sia esso personale, razziale, professionale o politico, rappresenta nulla più che un valore aggiunto e una forza agli occhi di molti.
Lei è il vero valore aggiunto, la vera incarnazione di tutto ciò che viene contrastato dai MAGA e dai nazionalisti bianchi cristiani che negano che gli Stati Uniti d’America siano stati fondati come nazione laica basata sulla separazione tra Stato e Chiesa e negano la realtà che gli Stati Uniti siano una nazione così giovane che tutti noi ci qualifichiamo fondamentalmente come immigrati o figli di immigrati. La loro rappresentazione dell’America come un Paese destinato a essere una nazione bianca e cristiana è una palese menzogna.
La candidatura di Kamala Harris è la prova che questa visione del nostro paese è errata. Ora gli americani hanno la possibilità di fare una scelta autentica: quale America preferite? L’America reale, che ha dato origine a una candidata multirazziale e multi-etnica come Harris, oppure la falsa e immaginaria teocrazia sognata dai MAGA, guidata dal loro Messia invecchiato e ferito?
Non è esattamente la scelta che il team di Trump sperava, ne sono certo. Sì, Kamala Harris sta davvero ridendo: al momento della stesura di questo articolo, aveva già ottenuto un sostegno da parte dei delegati sufficiente per assicurarsi la candidatura al primo turno della convention e aveva raccolto oltre cento milioni di dollari in ventiquattr’ore, stabilendo un record.
Il peggior colpo per Trump, che è sempre stato abituato a dominare ogni ciclo di notizie, è forse il fatto che ora l’attenzione mediatica è completamente monopolizzata da Harris. Il volto di Trump è ormai relegato in secondo piano, e questa situazione deve essere estremamente frustrante per lui, poiché la sua strategia mediatica si basa interamente sulla sua visibilità costante. Al momento, non solo la sua narrativa di un trionfo inarrestabile è stata compromessa, ma è stata completamente soppiantata.
Ah, ah, ah…
Naturalmente, questo è il gioco della politica e vedremo cosa succederà nei prossimi giorni. Come ci ha dimostrato il fine settimana appena trascorso, bastano pochi giorni per capovolgere completamente la situazione, passando da dalla “sonnolenza” alla “risata” in un attimo.
Traduzione di Marco Michieli
L’articolo La risata di Kamala Harris proviene da ytali..