Poche ore fa è stata annunciata la Selezione ufficiale della ottantunesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Tra molti ritorni e qualche opera prima, Alberto Barbera e la sua squadra hanno composto il nuovo programma. Dopo le straordinarie edizioni pre covid (forse mai più raggiungibili), quelle complicate dalla pandemia del 2020 e 2021, il ritorno nel 2022, lo scorso anno abbiamo assistito a un festival con ottimi film ma dai tappeti rossi poveri di grandi star. Purtroppo lo sciopero di attori e sceneggiatori che ha colpito Hollywood l’estate passata, sembra aver compromesso anche l’edizione 2024.
I nomi altisonanti non mancano, ma, nel complesso, la selezione sembra un po’ povera. Rispetto agli anni precedenti il numero di film, e soprattutto di star, popolari sembrano essere ridotti all’osso. Ci aspetta, dunque, una Mostra all’insegna della scoperta, della curiosità, nel nuovo e del lontano. Una prospettiva non per forza negativa, ma forse un po’ legata ad una concezione di festival più vicina a quella degli anni 2000 di Marco Müller che a quelli di Barbera.
Star e filmoni
Anche se in numero minore rispetto al passato, film d’ampio respiro approderanno comunque al Lido. A cominciare dal titolo d’apertura Beetlejuice Beetlejuice diretto da Tim Burton. Una scelta inaspettata proprio per il suo carattere da pop comedy che aveva reso il film originale del 1988 un successo mondiale. Confermati, come da previsioni, sono Wolfes di Jon Watts, Joker: follie à deux di Todd Phillips, Maria di Pablo Larraín e Queer di Luca Guadagnino.
Brad Pitt e George Clooney sono, ormai, degli habitué della Mostra, ma non avevano mai calcato il tappeto rosso fianco a fianco. Il film si trova nella sezione Fuori Concorso, è un thriller dalle tinte comiche e anni Settanta.
Todd Phillips torna in concorso dopo il 2019 e il trionfo del Leone d’Oro più significativo della storia. La vittoria di Joker ha segnato l’apice del rapporto sempre più stretto tra i festival europei e i blockbuster americani, dimostrando che gli uni hanno bisogno degli altri e viceversa. Hollywood ha bisogno di Cannes e Venezia per la visibilità che una potenziale vittoria può dare ai film, e i festival bramano i grandi titoli per accendere i riflettori sui tappeti rossi ricchi di glamour. Una relazione simbiotica, che proprio Barbera ha contribuito a creare. La partecipazione del sequel Joker: folie à deux sembrava ormai scontata e la scelta di posizionarlo addirittura in Concorso fa ben sperare. Il film riporta, inoltre, al Lido la cantante Lady Gaga, che proprio qui nel 2018, aveva esordito come attrice in A star is born, di Bradley Cooper.
Anche Pablo Larraín torna nella sezione principale con Maria, il biopic su Maria Callas interpretata da Angelina Jolie. L’attrice simbolo degli anni 2000 sembra, ormai da qualche tempo, aver abbandonato le alte sfere di Hollywood, ma è pronta a tornare più forte di prima.
Queer, non esattamente un’opera ad alto budget ma comunque molto chiacchierata e attesa da tutti. Assieme a Luca Guadagnino, uno dei registi più hot del momento, presenzierà l’ex 007 Daniel Craig, che secondo Barbera, con questo ruolo, si è messo in gioco come mai prima d’ora.
Sulla stessa linea anche The room next door, primo film in lingua inglese di Pedro Almodóvar, con protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore. Ma anche Babygirl di Halina Reijn, che promette di essere il film più discusso dell’edizione, con protagonista Nicole Kidman.
Gli italiani
Sorprendenti sono anche i cinque titoli italiani in Concorso. Alla vigilia nomi come quello di Gabriele Salvatores erano dati quasi per certi, per poi essere, in realtà, esclusi dal programma. Non sappiamo se il motivo possano essere ritardi nella produzione o di mancato accordo con le case di produzione, ma la mancanza del regista premio Oscar si farà sentire.
Confermato è, invece, Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, racconto satirico ispirato alla vita di Matteo Messina Denaro. Un cast eccezionale che vede, su tutti Elio Germano, nei panni del latitante, e Toni Servillo.
Allo stesso modo anche Gianni Amelio e il suo Campo di Battaglia, che racconta la storia di due medici durante la I Guerra Mondiale, con due visioni differenti riguardo il loro mestiere. A guidare il film Alessandro Borghi, primo padrino uomo della storia del festival.
Al già citato Guadagnino, si aggiungono Maura Delpero con Vermiglio, un film che, a detta di Barbera, è a dir poco “sorprendente” poiché composto da un cast a maggioranza non professionista; e Giulia Louise Steigerwalt con Diva Futura, opera biografica sul padre del porno italiano Riccardo Schicchi interpretato da Pietro Castellitto.
Le sorprese del Fuori Concorso
Se la sezione principale risulta un po’ deludente, il Fuori Concorso è ricco di sorprese. Non tanto per la “sottosezione” fiction, dove troviamo il già citato Wolfs, ma anche autori amati dal festival come Takeshi Kitano, Lav Diaz e Harmony Korine, ma soprattutto per quanto riguarda quelle dedicate ai documentari e alle serie tv.
La presentazione di serie televisive al festival è un’abitudine nata di recente. Solitamente si mostrano in anteprima alcuni degli episodi principali, cercando di invogliare il pubblico a proseguire la visione a casa con più calma. Con gli anni, però, non solo le opere selezionate sono aumentate ma vengono mostrate integralmente. Quest’anno Barbera e i selezionatori ci hanno stupiti con ben quattro serie integrali, realizzate da nomi altisonanti della cinematografia mondiale.
Cominciamo con la meno nota Los anõs nuevos, storia che verte su dieci anni di una relazione raccontata tramite dieci Capodanno che i due passano assieme. Families like ours del regista Palma d’Oro Thomas Vinterberg, opera di fantascienza distopica. M – Il figlio del secolo di Joe Wright, adatta l’omonimo best seller di Antonio Scurati che ripercorre l’ascesa di Benito Mussolini fino il delitto Matteotti. La più attesa è Disclamer di Alfonso Cuarór, grande regista messicano premio Oscar e Leone d’Oro.
Questo, e le durate vertiginose dei titoli del Concorso, dimostra come l’audiovisivo sta cambiando, si sta dilatando e un’istituzione come la Mostra abbraccia questa evoluzione, nel bene e nel male.
Sul versante documentari il numero di opere degne di nota è talmente alto da non poterle riportare tutte. Troviamo ben due film con protagonista John Lennon, uno incentrato sugli anni passati a New York in compagnia di Yoko Ono, l’altro sulla prima tournée americana dei The Beatles, usata come espediente per raccontare il contesto politico di quegli anni. Due sono i titoli incentrati sulla guerra russo-ucraina e due su quella israelo-palestinese. Rispettivamente uno di produzione russa, uno di produzione ucraina, uno israeliano e uno palestinese. La Mostra si riconferma interessata a raccontare i conflitti e l’attualità nel modo più oggettivo e completo possibile, dando la possibilità a tutti di dire la loro. Sempre incentrati su temi spinosi troviamo Why war il nuovo film di Amos Gitai, Separated che racconta una delle pagine più nere della presidenza Trump, Apocalipse nos tropico ritratto del Brasile di Bolsonaro. I documentari verranno presentati nella prima fascia pomeridiana (intorno alle 14:00) in Sala Grande.
Gli esclusi e i selezionati
Veniamo dunque al tasto dolente. Fino a ieri tutte le maggiori testate riportavano liste infinite di papabili titoli potenzialmente selezionabili. Molte previsioni sono state mantenute, ma molte altre no. Uno su tutti il film di Julian Schnabel In the hand of Dante, girato parzialmente a Venezia e dal cast ricchissimo. Un vero peccato perchè avrebbe potuto aggiungere un po’ di glamour a questa edizione. Lo stesso per Modi di Johnny Depp. Film che segnerà il ritorno del divo alla regia e dal ritiro forzato causato dal divorzio sanguinoso (in tutti i sensi e per entrambe le parti) dall’attrice Amber Heard. Film biografico su Amedeo Modigliani che sarebbe stato il perfetto film di chiusura (andata invece a Pupi Avati).
Ma ancora Dreams di Michel Franco, regista amato da festival, film che però non sarà pronto per settembre. Probabile che la stessa sorte sia capitata anche a Wizads! del regista australiano David Michôd, anch’esso ricco di stelle.
Questo dimostra come la vita e il successo di una manifestazione come la Mostra sia sempre appesa al filo di un’industria soggetta a vari problemi, interni o meno. Lo sciopero dell’anno scorso ha colpito duramente il festival, sicuramente più di Cannes (svoltosi però a maggio) ma anche più di Toronto, contemporaneo a Venezia ma più autoriale. Unica altra manifestazione che sembra essere stata penalizzata è Locarno, che, per quanto sia incentrato su un cinema fortemente indipendente e a tratti underground, ha sempre ospitato in Piazza Grande grandi film hollywoodiani e autori universalmente conosciuti
Autori approdati in Concorso, di cui non abbiamo parlato ma che vale la pena citare sono: Brady Corbet con The brutalist, Justin Kurzel con The order, Athina Rachel Tsangari con Harvest che potrebbe segnare una storica doppietta greca.
Di seguito il link alla conferenza stampa integrale
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