Quanto sta accadendo a Venezia in queste ore è qualcosa di assolutamente unico. La macchina amministrativa, a partire dai suoi vertici (uomini di fiducia del Sindaco Brugnaro) e alcuni dirigenti nelle partecipate, sono indagati. Lo stesso Sindaco ha ricevuto un avviso di garanzia e l’assessore Boraso è stato arrestato. Si può affermare che si sta prefigurando un sistema molto ampio nel quale la politica è andata oltre il suo ruolo? Assolutamente sì. Sistema Brugnaro lo ha chiamato su queste pagine Adriana Vigneri. Quanto tutto ciò sia grave è evidente, ma non per il Sindaco che si è sottratto al confronto con il Consiglio comunale. Una vera e propria fuga dalle proprie responsabilità politiche. Ribadiamo: politiche.
Un fulmine a ciel sereno? No. Da tempo denunciamo un conflitto di interessi del Sindaco in persona, una commistione tra interessi privati e pubblici. Non a caso, tanto il capo di gabinetto quanto il vicecapo di gabinetto, prima di questo incarico, erano professionalmente attivi in Umana. Una commistione che peraltro non ha mai trovato una soluzione in un blind trust che è tutto fuorché “blind”.
Venezia deve ritrovare la politica, deve ricostruire la fiducia indispensabile tra cittadini, macchina amministrativa e rappresentanti politici. Per far ciò, in democrazia esiste un solo mezzo: il ritorno alle urne. Questo passaggio è fondamentale per rilanciare la nostra città. La magistratura farà il suo corso, ma la politica non può basarsi sull’iter processuale abbiamo bisogno di una campagna elettorale che si basi su punti programmatici molto chiari.
Brugnaro ha goduto in città di un consenso ampio soprattutto in terraferma ma oggi ci sono tutte le possibilità per riuscire a spostare questo consenso facendo leva sui fallimenti delle politiche messe in campo. Venezia è stata abbandonata alla monocultura turistica, Mestre e tutta la Terraferma non hanno visto una progettualità capace di dar loro un reale posizionamento nel territorio Veneto – Padova e Treviso hanno specializzazioni ben chiare mentre Mestre rimane incompiuta e Porto Marghera con difficoltà di rilancio evidente. In tutto questo, qualsiasi discorso che mettesse al centro il tema della sostenibilità ambientale è stato accantonato come ancillare di fronte a interventi che rincorrono progettualità oramai ampiamente datate.
Mestre e Venezia, inoltre, stanno andando incontro a una tempesta perfetta. Nove anni di amministrazione Brugnaro, nove anni nei quali sono stati gestiti malamente molti fondi pubblici come non se ne vedevano da decenni in città. Purtroppo, le finanze pubbliche si stanno avviando verso anni difficili, i tagli sono già iniziati con questo governo, e francamente, fino a quando ci sarà questa amministrazione, è difficile credere che sarà rifinanziata la legge speciale: con quale faccia Brugnaro può andare a Roma a chiedere soldi per la nostra città quando la mala gestio della sua amministrazione è sotto gli occhi di tutti? Inoltre sarà impossibile che riesca a far arrivare risorse private: quale imprenditore italiano o estero investirà mai nella nostra città davanti al «Sistema Brugnaro»?
Cosa fare quindi? Definire al più presto una proposta programmatica del centrosinistra, un’alleanza larga. Non si parte certo da zero. Molto si è fatto, ad esempio, in Consiglio comunale sia nell’individuare alcuni punti programmatici chiave, sia nel creare un rapporto stretto e proficuo, fatto di un continuo confronto, tra i gruppi consiliari.
Serve un taglio netto dalle politiche e dal sistema Brugnaro. Nella storia politica veneziana ci sono stati dei momenti di cesura forti, quando la politica seppe interpretare un forte scontento dei cittadini e al contempo pensare e realizzare una visione di sviluppo economico con una grande attenzione alla qualità della vita delle persone e alla rigenerazione urbana. Se ne possono ricordare almeno due: il primo è del 1975 quando nacque una giunta di sinistra che aprì una fase di sviluppo in grado di smarcarsi dal modello caotico di crescita del secondo dopoguerra che aveva profondamente inciso con ferite pesanti il tessuto urbanistico e sociale di Venezia e Mestre; il secondo è dei primi anni Novanta, quando una grande alleanza riconducibile alle forze di centro-sinistra riuscì, attraverso alcuni concetti chiave quali “Venezia città plurale” e “Mestre bella”, solo per citare i più noti, a ritrovare una qualità dell’agire amministrativo nel nostro territorio a partire dalla redazione di un nuovo Piano Regolatore Generale e da un Piano Strategico nei quali i temi della rigenerazione urbana e industriale come i temi ambientali erano aspetti centrali.
Da dove ripartire? Ecco alcuni punti chiave.
Residenzialità: è necessario un Piano Casa che impieghi risorse pubbliche per restaurare il patrimonio pubblico oggi inutilizzato, assieme a politiche attive per il mercato privato (fondo di garanzia, agevolazioni fiscali per chi affitta a residenti). Inoltre, è necessario ricominciare ad ampliare il patrimonio pubblico con dei meccanismi che avevamo proposto in Consiglio comunale e che sono stati tutti bocciati. Invece, si abbattono case pubbliche (ad esempio a Marghera) e si elimina l’edilizia sociale dove prevista, come nell’operazione dell’ex Umberto I. È ovviamente necessaria una regolamentazione delle locazioni turistiche che permetta di intaccare lo stock esistente di abitazioni sottratte al mercato residenziale, il che non ha nulla a che fare con la bozza della Giunta che circola in questi giorni. Tale bozza rincorre una serie di effetti complementari ma non prevede nulla di quanto stabilito dalla legge, ovvero “favorire l’incremento dell’offerta di alloggi in locazione per uso residenziale di lunga durata e la residenzialità”.
Economia turistica: l’amministrazione ha istituito un ticket che serve solo alla mercificazione della città. I primi numeri, sui quali peraltro è necessaria una “operazione verità”, sembrano non aver portato a nessuna riduzione degli ingressi in città. Anche su questo le nostre proposte non mancano, a partire da una vera carta turistica, uno strumento che dovrebbe essere molto semplice e articolato, in modo da qualificare l’esperienza turistica dei visitatori. Una misura non repressiva, ma che favorisce un turismo alla ricerca della qualità dell’offerta (che non è sinonimo di costosa) e dell’esperienza turistica (su questo rimando per brevità a quanto scritto su ytali dove ci sono anche altre proposte per la gestione dei flussi.
Porto Marghera: su questo punto basta rileggere le proposte presentate dalle opposizioni quando si doveva decidere come investire le risorse del PNRR. In quel documento, che la maggioranza non ha mai voluto nemmeno dibattere, si parlava di strumenti ad esempio un’agenzia di sviluppo, non certo una struttura come la Fondazione Venezia Sostenibile che si sta configurando sempre più come un centro di ricerca, ma non certo come uno strumento per attirare investimenti. Ma anche di obiettivi, a partire dal tema delle bonifiche e del fare del Porto un’area di trasformazione delle merci in arrivo e non solo di transito. Senza dimenticare alcune specializzazioni come quella dell’Ecodistretto di Veritas.
Mobilità: qui il fallimento della Giunta Brugnaro è sotto gli occhi di tutti. In questi giorni il bollettino delle linee di navigazione che vengono soppresse quotidianamente è lunghissimo. Mancanza di capacità di programmazione e di risorse. Non solo, è stato proposto un PUMS che si caratterizza per l’individuazione di terminal in aree come quella dei Pili (un caso?) e del Montiron quindi senza nessun serio ragionamento di compatibilità con l’ambiente lagunare. E in terraferma ci sono soluzioni immaginifiche con i BRT (Bus Rapid Transit) tracciate con un segno di penna in luoghi dove non potranno mai essere realizzati sempre che la Giunta non decida di fare ciò che non ha mai fatto: incentivare il trasporto pubblico a scapito della mobilità su quattro ruote. Anche qui serve un cambio di rotta di 180°.
Cultura: questo settore è stato pesantemente penalizzato da un Sindaco che ha voluto tenere per sé la delega senza però dispiegare una strategia che ponesse la cultura al centro dello sviluppo economico e sociale. Così da una parte abbiamo una programmazione come le Città in Festa che mette assieme qualsiasi cosa facendo perdere identità al tutto; dall’altra si è portato avanti l’idea di fare della cultura un produttore di eventi decontestualizzati dal contesto socio-economico. Tutto ciò nella più incredibile autoreferenzialità di un Sindaco incapace di creare rete e relazioni con istituzioni e associazioni culturali. La cultura non è solo apporre un logo. In tutto questo nulla ha fatto il Comune e il Sindaco per incidere su un tema enorme che è quello della precarizzazione e non riconoscimento di professionalità elevate sia nel mondo della cultura sia in quello dello spettacolo.
Questi sono alcuni punti che ritengo imprescindibili. Si deve ragionare su una decina di priorità irrinunciabili e da lì costruire una piattaforma programmatica tanto semplice quanto concreta.
Adesso le forze politiche di centro-sinistra devono muoversi in maniera molto coesa e collegandosi alla società sulla base di un programma condiviso e presentandosi con un metodo di amministrare completamente diverso. Non è stato un caso che Brugnaro abbia svuotato le Municipalità, eliminato ogni istituto anche consultivo di partecipazione e umiliato il Consiglio comunale. Una nuova idea di città passa per un’idea di democrazia dove la partecipazione e il confronto siano reali.
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