Di Adriano Galliani non condivido nulla. Politicamente, culturalmente e socialmente, infatti, è uno dei personaggi più distanti dal mio modo di intendere la vita. Nonostante questo, credo che meriti stima. Qui ci occupiamo di sport, e sportivamente parlando pochi dirigenti hanno dimostrato di possedere altrettanto intuito, altrettanta intelligenza, uno spirito visionario in grado di fare spesso la differenza, un’arguzia che ha reso possibile ciò che sembrava impossibile e una capacità gestionale paragonabile alla sua. Parliamo di giganti: Florentino Pérez, Artemio Franchi, Massimo Moratti e i suoi collaboratori, gente di questo calibro, per intenderci. Il che conferma che per apprezzare una persona nel suo ambito di competenza non sempre è necessario condividerne le idee. Ribadisco: Galliani è stato uno dei punti di forza del berlusconismo, la quintessenza dei suoi trionfi calcistici, l’artefice di alcuni fra i Milan più vincenti ed entusiasmanti di tutti i tempi, un demiurgo impagabile e indomito, un costruttore di squadre destinate all’eternità e un uomo che sapeva, e sa tuttora, indicare una visione e un orizzonte. Se parliamo di calcio, non gli si possono muovere critiche.
Oggi ne fa Ottanta e, sinceramente, gli rivolgo i migliori auguri. Auguri per il fiuto luciferino, che lo ha indotto a ingaggiare Nesta come nuovo allenatore del Monza e addirittura Keylor Navas, plurivincitore col Real Madrid di Zidane, per difendere la porta che fu del neo-juventino Di Gregorio. Auguri per la lungimiranza, che gli ha consentito di comprendere prima e meglio di altri dove stesse andando il calcio a livello globale. Auguri per i risultati che ha ottenuto, per i campioni che ha condotto sul tetto del mondo, per i tecnici che ha contattato (uno su tutti: Ancelotti) ma, soprattutto, per aver creato un’autentica scuola, che fa oggi degli ex milanisti degli uomini veri, apprezzati per il loro garbo e la loro signorilità, oltre che per ciò che riescono a realizzare in qualunque attività si cimentino.
Del resto, l’uomo è fatto così. È un brianzolo tutto d’un pezzo, orgogliosamente lombardo, animato da uno spirito imprenditoriale senza pari, cultore dell’organizzazione a livelli teutonici, desideroso di compiere rivoluzioni, pur essendo di idee politiche conservatrici, e mai disposto ad accettare qualcosa che non sia il massimo. Non a caso, il Monza, approdato in Serie A dopo centodieci anni di storia, ha recitato un ruolo da protagonista, conseguendo ottimi piazzamenti e crescendo, giorno dopo giorno, in termini di organico e qualità di gioco. Uno sviluppo progressivo, dunque, acquisto dopo acquisto, trovata dopo trovata, come se il genio del suo Geppetto, col trascorrere del tempo, anziché affievolirsi, fosse persino cresciuto.
Se permettete, riconosco a Galliani un merito: essere autentico. È autenticamente un uomo di cui, come detto, non condivido praticamente niente. Eppure, sarei disonesto se non sostenessi che l’avventura alla guida del Monza, affrontata insieme all’amico di una vita Berlusconi (un altro di cui non solo non condividevo nulla ma che ho fieramente avversato per oltre vent’anni), ha un che di sentimentale, di magnificamente romantico, di puro. Dopo aver messo a soqquadro il mondo col Milan delle meraviglie, giunto all’età della pensione, il Signor G. del calcio ha pensato bene di regalare a se stesso e alla memoria di sua madre, scomparsa quando aveva appena quattordici anni, un ultimo sogno, trasformato in realtà: rendere grande la squadra per cui fa il tifo fin da bambino, unendo l’idealismo del sognatore al pragmatismo tipico della gente di quella terra. Ancora un volta, il nostro ha vinto la sua scommessa. Ancora una volta, non possiamo che toglierci il cappello. E per una volta, in questo tempo arido e pieno di odiatori, mi fa piacere riconoscere e rendere omaggio alle doti di un avversario. Chi ama davvero il calcio e lo sport, difatti, non concepisce la logica del nemico. E prova a trovare sempre quel terreno comune di dialogo che consente un confronto civile, e magari anche costruttivo, con chi la pensa diversamente. Altri ottanta di questi giorni, Adriano G.!
L’articolo Memorie di Adriano proviene da ytali..