Mancano dieci giorni alla riapertura di quel luna park chiamato Serie A che, per quanto privo di campioni assoluti come in passato, costituisce comunque uno dei migliori tornei del Vecchio Continente. Non siamo più i primi della classe, non rappresentiamo più la “Mecca del calcio”, son lontani i tempi di Maradona e Zico, e anche quelli di Ronaldo il Fenomeno e Zidane; fatto sta che qualche discreto talento ancora si esibisce sui nostri campi e, soprattutto, negli ultimi anni, abbiamo riacquisto una competitività che ha permesso alle nostre compagini di recitare un ruolo di primo piano nelle competizioni internazionali.
Basti pensare alle tre finaliste di due anni fa, purtroppo tutte e tre sconfitte da rivali più attrezzate e abituate a vincere, o all’Atalanta, che il 22 maggio scorso, a Dublino, ha avuto la meglio sul Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, fino a quel momento imbattuto, grazie alla tripletta di Lookman che è valsa agli orobici la conquista dell’Europa League. Se pensiamo che erano venticinque anni, dal trionfo del Parma di Malesani (che, a proposito, ha da poco compiuto settant’anni: auguri!) nel ’99, che non alzavamo al cielo quella coppa, abbiamo la misura dell’impresa compiuta dai ragazzi di Gasperini. Non a caso, nonostante qualche recente disavventura, ad esempio l’infortunio di Scamacca e la condizione non ancora ottimale del neo-acquisto Zaniolo, la banda di Gasp è in predicato di disputare un’altra stagione di altissimo livello.
Inter-Juve, invece, sarà il derby familiare dei Thuram, con Marcus intento a rendere esplosivo l’attacco nerazzurro e il fratello Kephren intenzionato a rilanciare il centrocampo bianconero. La Juve inizierà l’annata senza Bruno Garzena, il suo storico terzino, perno dello squadrone bonipertiano di fine anni Cinquanta, scomparso di recente all’età di novantuno anni. L’Inter, dal canto suo, ci pare meno giunonica rispetto all’anno scorso, almeno per quanto riguarda lo scudetto, che dodici mesi fa era un dovere per appuntarsi sul petto la seconda stella e staccare i cugini del Milan, fermi a quota diciannove, mentre quest’anno potrebbe passare in secondo piano, lasciando spazio alle ambizioni europee legate alla Champions League e alla prima edizione del Mondiale per club che si disputerà in estate negli Stati Uniti.
Capitolo Milan: Fonseca è un buon allenatore, Morata un ottimo attaccante, l’impianto complessivo non è male e Rafael Leão sembra finalmente desideroso di dimostrare a pieno il proprio valore. Fosse per noi, getteremmo nella mischia anche il sedicenne Camarda, evitandogli un’eccessiva gavetta e, soprattutto, stando attenti a non farselo soffiare da qualche compagine europea più ricca e più abile a puntare sui giovani di qualità.
Quanto al Napoli di Conte, non c’è dubbio che il tecnico salentino porti da solo un bel po’ di punti. Far peggio della passata stagione, oltretutto, è impossibile e qualora dovesse arrivare Lukaku al posto di Osimhen, a nostro giudizio i partenopei ne trarrebbero vantaggio, essendo il belga un figlioccio del rullo compressore che siede in panchina, pronto a esaltarsi grazie ai suoi metodi da sergente di ferro.
Il Bologna di Italiano dovrà confermarsi ad alti livelli, gestendo al meglio il doppio fronte campionato-Champions. Non sarà semplice, come non sarà semplice per il nuovo timoniere non far rimpiangere Thiago Motta, nel frattempo approdato alla guida di Madama, bisognosa di rilanciarsi dopo il triennio incolore di Allegri. La campagna acquisti, finora, è stata discreta ma non esaltante. Per ripetersi all’interno dei confini nazionali, forse, può bastare; per sfidare le corazzate inglesi e spagnole temiamo di no.
Le prima partite della Serie A in calendario
Roma e Lazio sono attese da un’annata decisiva. I giallorossi, terminata l’esaltazione collettiva, e a tratti delirante, nei confronti del profeta Mourinho, con un simbolo come De Rossi hanno ritrovato slancio e razionalità; oltretutto, gli arrivi di Soulé e Dobvyk hanno rinforzato non poco un reparto offensivo che ora può contare sul duo in questione e su un Dybala che dà l’impressione di aver trovato nella Capitale la propria dimensione ideale. Sull’altra sponda del Tevere, al contrario, Baroni dovrà far valere le proprie intuizioni, avendo a disposizione una rosa con non pochi difetti ed essendo immerso in un clima tutt’altro che ottimale. Magari la Lazio ci stupirà, ma al momento non la vediamo tra le favorite per un ingresso in Europa.
Torino, Fiorentina e Genoa, con Vanoli, Palladino e Gilardino sulla plancia di comando, possono togliersi parecchie soddisfazioni. Non ci sorprenderebbe, ad esempio, vedere i rossoblu nella parte sinistra della classifica, essendo il Gila uno di quei tecnici destinati a una notevole carriera.
Vedremo, poi, come se la caveranno le altre due lombarde: il Monza del sempiterno Galliani, con Nesta in panchina, più maturo rispetto agli esordi e determinato a non sprecare l’occasione che gli è stata offerta, e il Como dei fratelli Hartono, squadra ricchissima che, non a caso, sta realizzando colpi mai visti da quelle parti, a cominciare dall’ingaggio del centrale difensivo Raphaël Varane, ex Real Madrid e campione del mondo con la Nazionale francese nel 2018.
Per le altre, senza mancare di rispetto a nessuno, prevediamo o un campionato anonimo o una lotta per la salvezza all’ultimo respiro. Soldi non ce ne sono: sia le piccole che le grandi sono costrette a far quadrare i bilanci e a porre un freno alle ambizioni, con la speranza che qualcuno si ricordi dei vivai e dell’importanza di far crescere in casa i campioni del futuro.
A proposito di anniversari, ha da poco compiuto settant’anni Francesco Rocca, detto “Kawasaki”, la cui carriera, falcidiata dagli infortuni, è stata purtroppo inferiore alle aspettative e alle effettive possibilità ma sulle cui qualità nessuno ha mai avuto il minimo dubbio.
È un’Italia stanca e provata quella che si affaccia alla stagione 2024-2025. Un’Italia che ha assistito, a giugno, alla disfatta degli Azzurri di Spalletti agli Europei tedeschi e che ora si appresta a vivere una Nations League nella quale non partiamo certo favoriti. Un’Italia senza prospettive, con innumerevoli problemi in ogni settore, eppure ancora in grado di resistere, per merito di un’inventiva e di una capacità di adattamento alle difficoltà fuori dal comune.
Il nostro, come detto, non è più un campionato di primissima fascia. Tuttavia, è ancora uno dei più equilibrati, il che ci giova al cospetto di avversari magari più forti ma meno abituati a lottare giornata dopo giornata. Real Madrid, Manchester City e simili sono di un altro pianeta, ma il ceto medio europeo è alla nostra portata. E il valzer delle panchine, che ha rimescolato le carte e generato una positiva incertezza a tutti i livelli, potrebbe giocare a nostro favore. Non siamo i più forti, ma nessuno con noi, almeno a livello di club, potrà divertirsi più di tanto.
L’articolo Serie A: un campionato che ci stupirà proviene da ytali..