Marcello Di Martino ha raccolto in un libro, pubblicato da Textus Edizioni, the best dei suoi articoli sulla montagna che appaiono, da due anni a questa parte, sulla nostra rivista nella rubrica Tra_Monti. Cinquanta pezzi facili, questo il titolo del volume, sarà disponibile dopo la sua prima presentazione a Taranta Peligna – iconico paese montano abruzzese, famoso per le sue grotte – il prossimo 17 agosto.
Nel proporre ai lettori la nuova iniziativa editoriale scrivemmo che
con questa nuova rubrica ytali volge lo sguardo alle montagne. A guidarci sarà Marcello Di Martino, una guida dall’incedere sicuro, tanto nel passo quanto nella penna.
Si capì fin dall’esordio che l’incedere di Marcello seguiva un percorso lineare lungo i numerosi tornanti delle sue escursioni, che l’avrebbe condotto a collegare tra loro le tante tappe della sua rubrica, fino a farne un libro. Ci siamo arrivati! In bocca al lupo – lupo abruzzese, ça va sans dire – al nostro autore.
Qui si seguito pubblichiamo il testo che introduce Cinquanta pezzi facili.
Tra_Monti, una rubrica giornalistica di successo, diventa un libro. Da testo immateriale diventa un classico prodotto cartaceo, e in questo suo passaggio “cambia passo”, imponendo un’altra lettura, un altro godimento. Tre_Monti, ci piace aggiungere, è una pubblicazione veneziana, essendo ytali una casa editrice che ha sede nella città dei Dogi. Ora, che una serie giornalistica dedicata alla montagna e alla montagne nasca in una città di mare per eccellenza non deve assolutamente stupire. Infatti, Venezia è città di mare ed è una città di montagna. Lo scopri vivendoci. Conoscendo i tantissimi montanari che popolano la città d’acqua e quella di terraferma. Il Club alpino di Venezia, tra i primi in Italia per numero di soci, ha tradizionalmente nella città lagunare un solido presidio, forte di sette rifugi e cinque bivacchi, tra cui il rifugio Venezia, sulle pendici sud orientali del Pelmo, in posizione panoramica sulle vicine Dolomiti, l’orgoglio dei veneziani che amano la montagna. Sciatori alpini, escursionisti, sciatori, cercatori di funghi, di frutti selvatici, i veneziani sono da sempre di casa nelle vicine Dolomiti e nelle altre montagne venete, trentine e friulane. D’inverno, d’estate, nei fine settimana. Scuole di alpinismo, arrampicata, scialpinismo. Un provetto artigiano produce sci di ottima fattura, costosissimi, nel cuore di Venezia. Tra i clienti la corte imperiale giapponese. E d’altra parte la Serenissima non aveva un legame strettissimo con il Cansiglio e con altre aree boschive per l’approvvigionamento del legname, indispensabile per le fondamenta e per i tetti di case e di edifici e per la flotta di una potenza marittima? E nelle giornate limpide non si vede forse l’Adriatico dalle montagne, e viceversa?
Quello che appare evidente a chi vive a Venezia – lo stretto legame tra la realtà del mare e il vicino territorio montuoso, che qui sembra a due passi nelle giornate di chiarore invernale – è un tratto caratteristico in tutt’Italia, paese in cui solo il 23,2 per cento è pianura. Colline e montagne sono l’Italia tanto quanto lo è il mare che la circonda, in perfetta complementarità e interazione territoriale, tipica di un territorio geologicamente molto giovane come il nostro. Caratteristica che si fa però fatica a connettere con la distanza “culturale” che sussiste tra le due parti, un dato forse perfino più forte del divario tra Nord e Sud o tra città e campagna.
La montagna, per chi non la frequenta o non la conosce, appare ancora una realtà a sé, diversa, lontana, come lo è il mare per la gente di montagna, specie in tempi, non remoti, in cui i collegamenti tra monti e costa erano difficili e richiedevano tempo. Non stupiva, solo qualche decennio fa, che una donna di una certa età, in un paesino dolomitico, non avesse mai visto il mare in vita sua.
La realtà di oggi scombina quella di ieri. In montagna, ci vanno un po’ tutti, non più solo gli appassionati e gli intenditori, ci si va non diversamente da come si va al mare o al lago. La settimana bianca, il relax in una spa termale, la gita domenicale, arrampicandosi rigorosamente in macchina fino al ristorante o al rifugio o verso la location di un serial tv di successo. Ci va, in montagna, oggi, l’appassionato così come il vacanziero o il gitante occasionale e distratto, per puro spensierato consumismo, con la stessa incosapevolezza con cui si viaggia oggi, in modo compulsivo, verso mete conosciute solo per sentito dire, spesso offerte last minute e prese al volo sui siti di viaggio e svago unicamente perché a buon mercato. Fanno impressione le foto sui social di bivacchi e folle vocianti in quelli che un tempo erano mete per esperti e appassionati.
Non solo perché per lo più occasionali e capricciosi, i nuovi escursionisti e vacanzieri della montagna non compensano certo l’abbandono, la fuga progressiva e incessante di abitanti dai centri montani verso città e verso la pianura e la costa. Paesi e villaggi restano semiabbandonati, popolati da persone anziane. In parte riescono a salvarsi quelli con un qualche movimento turistico, che, a singhiozzo, qualche settimana l’anno, conoscono una certa vitalità.
Ma la montagna è stata ed è molto più che turismo e svago. E che altro è se non quello? obietta il lettore che – per indolenza intellettuale o per snobismo – è ignaro delle risorse preziose che ancora custodisce e offre la montagna italiana, sia essa quella più erta e spettacolare, le Alpi, sia quella più sinuosa e spesso più scabra, gli Appennini, i monti siciliani e sardi.
Uno scrigno di ricchezze che Marcello Di Martino apre con parsimoniosa periodicità sulla pagine di ytali, creando e alimentando via via l’attesa per la scoperta che ci proporrà la volta dopo. L’anabasi di Marcello, che tappa dopo tappa, i lettori di ytali hanno seguito con passione, diventa ora un libro, conferendo a un racconto inevitabilmente spezzettato, tipico di una serie giornalistica, l’andamento di un percorso logico e meditato, alla scoperta di un universo poliedrico e stupefacente.
Seguendo Marcello, incontriamo panorami spettacolari, ma nascosti, che all’improvviso, sorprendentemente, superata una cresta, si squadernano di fronte a noi. Vediamo con tenerezza un nevaio, la neve, un bene, una ricchezza che mai avremmo immaginato via via svanire sotto i nostri occhi, termometro di un pianeta con la febbre alta. Scopriamo un’infinita varietà botanica. Mettiamo alla prova la nostra forma fisica, in sfide toste eppure ben calibrate per camminatori non più giovani anche se ben allenati. Comitive solidali. Lunghe amicizie cementate dalla passione per le camminate. È inebriante il profumo di una frittata, che condividiamo dopo le fatiche di un’inerpicata senza fine. Laghi. Laghetti. Guardie forestali. Pastori. Animali al pascolo. Piccoli agglomerati. Persone semplici ma non marziani, gente di questa terra, con i piedi per terra. Chiesette. Croci. Monumenti a caduti. Tracce di guerra partigiana. Artigiani. Grotte. Fontane. Ruscelli. Acqua pura. Aria pura. Vino. Frutta. Erbe selvatiche, funghi. Artigiani. Ristoratori. Rifugi. Insomma, tutte sfaccettature di un’umanità che esiste e che resiste in un ambiente complesso e variegato, robusto eppure delicato, che si tende a semplificare spietatamente, come appartenesse ormai al passato, o comunque destinato a diventare presto, prima o poi, passato. No, non è così. E grazie Marcello, per avercelo spiegato e raccontato con umile finezza e competenza, grazie per questa bella, entusiasmante escursione alla scoperta delle nostre montagne.
L’articolo Monti, ponti, fonti. I sentieri di Marcello proviene da ytali..