Minuta, modesta ma dotata di un coraggio e di una forza di volontà eccezionali, la dottoressa cinese Gao Yaojie è morta qualche giorno fa negli Stati Uniti, dove viveva dal 2009. La dottoressa rappresenta la parte migliore della Cina moderna, quella preoccupata più del benessere e dei progressi della società che del proprio tornaconto personale. Come altri rappresentanti di questa Cina – mi vengono in mente gli avvocati Teng Biao, costretto all’esilio, e Xu Zhiyong, in prigione a tempo indeterminato – invece di essere apprezzata e premiata, è stata perseguitata e infine costretta all’esilio.
Gao, ginecologa nella provincia dell’Henan, è stata la persona che nel 1996 lanciò l’allarme sulla diffusione dell’Aids, la sindrome da immunodeficienza acquisita, che, ignorata dalla medicina ufficiale, stava facendo strage in tutta la Cina. Gao arrivò a occuparsi dell’Aids seguendo il dramma personale di una sua paziente. Sicuramente, il suo lavoro ha salvato la vita a decine di migliaia di cinesi.
L’ho incontrata per una frettolosa intervista nel 2003, ai margini di un evento al quale prese parte l’allora primo ministro cinese, Wen Jiabao. Parlammo per qualche minuto, in un corridoio, mentre quattro o cinque loschi ceffi, certamente dei poliziotti, probabilmente provenienti dall’Henan, ci osservavano minacciosi a qualche metro di distanza.
La sua colpa era quella di aver involontariamente toccato una delle fonti di ricchezza degli alti papaveri del partito nell’Henan, vale a dire la raccolta illegale di sangue da ignari cittadini, sangue che poi rivendevano a peso d’oro agli ospedali che ne avevano bisogno: un “business” che definire ignobile è poco. Gao scoprì che le trasfusioni di sangue – e non solo i rapporti sessuali non protetti – erano una fonte della malattia.
In buona parte, i funzionari statali nelle province cinesi sono degli avidi e presuntuosi ignoranti, la cui unica “ideologia” è quella del profitto personale. Sono personaggi che tutti gli stranieri che hanno frequentato la Cina negli ultimi decenni hanno imparato a conoscere. Sono loro che garantiscono il potere dell’ “imperatore” comunista che siede a Zhognan Hai, a due passi nella Città Proibita di Pechino, lontano dalla vita quotidiana e dai problemi di centinaia di milioni di cittadini. E sono loro quelli che bisogna “ungere” per poter portare avanti il proprio “business”.
Sono quelli che, nel gergo comunista, rappresentano la “cinghia di trasmissione” che garantisce che le direttive del centro arrivino al popolo. Nelle loro realtà locali, godono di un potere assoluto, con l’unico limite di non disturbare i manovratori di Pechino. Una radicata abitudine dei cittadini cinesi delle province è quella di vedere nei dirigenti locali i responsabili di tutto quello che va storto, mentre l’imperatore – che, non dimentichiamolo, ha il “mandato del cielo” – non è al corrente delle loro malefatte e – al contrario – è un’autorità alla quale ci si può appellare in caso di ingiustizie. Naturalmente, si tratta di un’illusione che non corrisponde in alcun modo alla realtà: i corrotti, ignoranti, presuntuosi dirigenti provinciali sono legati a doppio filo ai massimi dirigenti statali, che evitano in tutti i modi possibili di chiamarli a rispondere delle angherie che infliggono ai loro “sudditi”.
Per un breve periodo, Gao Yaojie ha goduto di una sorta di immunità che non ha pernesso ai dirigenti dell’Henan di liberarsi di lei con metodi spicci. L’avrebbero certamente fatto se non fosse stato per una serie di circostanze irripetibili.
All’inizio del 2003, infatti, il governo cinese – presidente e segretario del Partito era Hu Jintao, capo del governo Wen Jiabao – si decise a riconoscere l’esistenza della SARS (sindrome respiratoria grave) dopo un goffo tentativo di nasconderne l’ampia diffusione. Il riconoscimento si deve a un piccolo gruppo di dirigenti e militanti del Partito comunista di Pechino, che correndo un grave rischio, convinsero Hu e Wen a cambiare registro. Visti con gli occhi di oggi, i primi anni di potere del duo Hu-Wen, appaiono come un’epoca d’oro, nella quale era lecito sperare in una graduale democratizzazione e apertura della Cina al resto del mondo, seppur gestita con estrema prudenza e in mancanza di una convinzione di fondo. Fu in questa atmosfera che la dottoressa Gao poté per qualche anno portare avanti la sua opera di individuazione dei malati di Aids e le sue iniziative per aiutarli e per sostenere le famiglie di coloro che erano rimasti vittime del mercato illegale del sangue.
Poi, prevalse l’istinto di conservazione del gruppo dirigente del Pcc, ormai composto in gran parte di “principini”, ossia di figli, nipoti e generi degli “anziani” protagonisti della rivoluzione comunista, che vedevano – e vedono tuttora – nell’esaltazione degli anni “duri” del maoismo, con tutte le tragedie che hanno provocato, l’unica fonte di legittimazione del loro potere quasi assoluto.
Nata nel 1927, la dottoressa Gao ha vissuto in prima persona tutti drammi attraversati dalla Cina: la guerra civile, l’invasione giapponese, la carestia dovuta alle folli politiche del “Grande Timoniere” Mao Zedong, la Rivoluzione Culturale, durante la quale fu aggredita e severamente picchiata. Terminato il breve periodo di immunità, Gao fu attaccata in tutti i modi dalle autorità dell’Henan, nel silenzio complice di Pechino. Espatriata degli Usa nel 2009 – grazie alle simpatie che aveva suscitato sia in Cina sia nel resto del mondo – la dottoressa ha continuato come ha potuto a lavorare per il bene dei suoi concittadini e della Cina. Lo testimonia il gran numero di apprezzamenti che sono stati espressi sui social media dai cittadini cinesi. Dimenticata e segretamente disprezzata nelle oscure stanze del potere, Gao Yaojie è ben presente nelle menti e nei cuori di tanti dei suoi concittadini.
Immagine di copertina: Gao Yaojie visita un malato di Aids.
L’articolo Scompare Gao Yaojie, voce e anima della Cina migliore proviene da ytali..