Oggettivamente, dopo il trionfo agli U.S. Open in quel di Flushing Meadows, bisogna ammettere che non è semplice vivere nell’era di Jannik Sinner, specie per un Paese come il nostro, abituato un tempo a grandi fasti pallonari ma del tutto ignaro di cosa significhi assaporare la gioia di due trofei dello Slam vinti in un solo anno da nostro connazionale. Come detto già in altre occasioni, tuttavia dovremo farci l’abitudine. Sinner, infatti, ha appena ventitré anni, è un fenomeno, non a caso è il numero uno al mondo, ed è intenzionato a rimanere in cima ancora a lungo. Se a ciò aggiungiamo il lento, ma inesorabile, esaurirsi della parabola di Đoković, è ancora più chiaro che l’unico serio rivale dell’altoatesino nei prossimi tre lustri sarà lo spagnolo Alcaraz, a sua volta vincitore quest’anno del Roland Garros e di Wimbledon. E così, battendo in finale lo statunitense Taylor Fritz, sconfitto in tre set col punteggio di 3 a 0 (6-3, 6-4, 7-5), il rosso più famoso d’Italia consolida il proprio dominio e si lancia verso nuovi record, con la certezza di essere ormai l’uomo da battere in ogni circostanza.
Va detto, ed è l’aspetto più importante della vicenda, che Jannik ha davvero poco di italiano: non mercanteggia, non inganna, non cede mai alla pressione, che pure cresce sulle sue spalle, al pari dell’invidia, e soprattutto com concede nulla a chi gli consiglia di assumere atteggiamenti populisti. Sa ciò che è giusto fare e si comporta di conseguenza. Se non si sente al meglio, declina l’invito, rinunciando anche a prestigiosi palcoscenici come gli Internazionali d’Italia o le Olimpiadi pur di non compromettere il proprio cammino.
È raro trovare un ragazzo altrettanto maturo, altrettanto capace di gestirsi, altrettanto in grado di ascoltare il proprio corpo e dire basta al momento opportuno. Anche questa è una delle ragioni del suo successo, e anche per questo non sta simpatico a quella parte dei nostri connazionali che ama i farfalloni, i tipi genio e sregolatezza, i folli che si giocano la carriera e i lauti guadagni al casinò o in altre maniere stupide e quasi disprezza chi, invece, non è solito comportarsi in maniera indecente e preferisce mantenere una rettitudine morale e comportamentale di cui oggi s’è smarrito il seme.
Di Jannik colpiscono la mentalità, la capacità di gestire l’incontro e il risultato, la calma olimpica con la quale attraversa ogni tempesta (e nell’ultimo anno, fra l’accusa di doping e infortuni vari, è finito spesso nell’occhio del ciclone) e l’abilità, davvero fuori dal comune, con la quale riesce a rialzarsi dopo infortuni e sconfitte, le rare volte che ne subisce una.
Più forte del tifo ostile, dell’impatto con un impianto da favola, di emozioni che avrebbero potuto giocargli un brutto scherzo e di quasi qualunque avversario: mai visto uno così nel panorama tennistico italiano, e anche a livello internazionale, tolto Federer, sono pochi i paragoni che ci vengono in mente. Eppure, sbaglia chi pensa che sia freddo. È razionale, questo sì, ma non insensibile, non indifferente, non attaccato unicamente al denaro, come dimostra la bellissima dedica finale alla zia malata. Ha valori solidi, insomma: impegno, dedizione, tenacia, lavoro. E ora che ha sbancato oltreoceano, si è guadagnato definitivamente il presente e il futuro. Non ci resta che applaudirlo.
L’articolo Sinner d’America proviene da ytali..