E bene ha fatto Helen Rosner nel ricordare sul New Yorker che tra spezie e politica, o meglio, tra storia dell’Occidente e storia delle Spezie ci sono secoli e secoli di mezzo, nel senso che è esattamente così: il commercio delle spezie è stata una delle industrie più intensamente politiche della storia occidentale. La Repubblica di Venezia innanzitutto, e dopo la Serenissima, l’Olanda, il Portogallo, l’Inghilterra. Nella seconda metà del Cinquecento un’esemplare figura di mercante e gentiluomo veneziano s’impone in Europa: Giacomo Ragazzoni (1528-1610), che nel saper trattare il mondo delle spezie viaggia con le sue navi per molti mari accumulando non solo ricchezze impensabili perché ai denari si aggiungono straordinarie esperienze che lo porteranno a diventare un saggissimo consigliere diplomatico (ecco la politica) di re e di regine, di imperatori e di sultani; insomma un mercante che è una sorta di terra di nessuno dove far dialogare protestanti e papisti, turchi e veneziani: quest’ultimi sia prima che dopo Lepanto.
L’avventura umana, imprenditoriale e politica di Giacomo nasce quando lui non è ancora adolescente, ed è suo padre Benedetto che lo getta per le vie del mare perché solo così, imparando a conoscere il rischio, imparerà a muoversi tra i rischi e i vantaggi dell’ appetibilissimo universo delle spezie. È lui stesso a raccontarlo:
Dico però ch’io me ne andai in Inghilterra nell’anno 1542 in età di quattordici anni mandato dal signor mio Padre con faccende di qualche momento, con la introduzione delle quali andai acquistando qualche reputazione, e buon credito con moltiplicazione sempre maggiore delli negozi … per lo spazio di sedici anni … e fu la mia residenza nella città di Londra, nella quale si trovava in quei tempi il clarissimo signor Giacomo Foscarini che esercitava ancora nobilissimamente negozi mercantili importanti, il qual signore si compiacque di far meco una grossa compagnia di denari posti equalmente.
Una compagnia “abbondantissima di faccende” che “durò nel regno d’Inghilterra come anche a Venezia per lunghissimo corso d’anni”. Faccende e negozi dice il mercante, faccende e negozi che riguardano quasi esclusivamente il commercio delle spezie; faccende e negozi che consentiranno a mercanti e dogi di difendere e salvare Venezia da guerre devastanti come quelle iniziate contro la lega di Cambrai, e di far rinascere Venezia dopo lo sterminio della sua gente a seguito di anni apocalittici di peste e carestie, e di trionfare ancora per qualche anno contro il turco dopo Lepanto. Faccende e negozi dove circolavano aromi e sapori da cui proveniva l’enorme energia imprenditoriale, spesso anche politica, che consentì a Venezia la potenza di un’arte irripetibile, da cui il suo unico e ineguagliabile Rinascimento: quello dei suoi pittori, dei suoi architetti, dei suoi scultori, ma anche di poeti e scrittori irrequieti e di navi cariche di spezie.
Certo le spezie, quelle amate dai Tudor e che per via di un aumento dei costi dell’uva passa si vide Elisabetta Prima infuriarsi con Venezia e che probabilmente si sarà rivolta al mercante ideale Ragazzoni affinché l’uva passa non venisse a mancare sulle tavole inglesi. Per avvicinarci almeno per un istante alle faccende e ai negozi di Ragazzoni e Foscarini, è sufficiente leggere qualche riga della Piazza Universale di tutte le professioni del mondo di Tomaso Garzoni che quella Venezia conobbe a fondo:
… e infinite altre merci di Venezia hanno buonissimo ricapito nelle parti di Levante, come a Corfù, in Candia, in Cipro, in Napoli di Romania, in Costantinopoli, in Alessandria d’Egitto, nel Mar Maggiore e in tutta la Soria. E all’opposto le merci e droghe di quei paesi hanno ottimo ricapito qua in Italia, cioè a Venezia che merci e droghe porta in Francia, in Alemagna, in Fiandra, in Inghilterra, eccetera.
Quel negozio di spezie e democrazia
con Kamala Harris
La leggenda, anzi, il mito intramontabile del commercio veneziano delle spezie ha ancora, per nostra fortuna, un suo “fontego”, quello che ogni veneziano conosce: la drogheria Mascari, e i santi che proteggono Venezia ce la conservino fino a quando ci sarà questa città. Il sacro fontego delle spezie non poteva che trovarsi in Ruga dello Spezier, una strada e il suo destino almeno per i Mascari, che a me suona meglio come Màscari.
A far testo per i nostri droghieri un’intervista di due anni fa che Federica Repetto fece a Iginio Mascari che fissa al 1946 la nascita di un’impresa allora per davvero piccola: “un negozietto di otto metri quadrati che vendeva castagnaccio e frutta fresca”.
Ricordo che di quei negozietti di castagnaccio ce n’erano molti a Venezia negli anni Quaranta e forse mi sarà caduto l’occhio anche su quello dei Mascari, quando i miei genitori mi portavano con loro per la spesa in pescheria a Rialto.
Dice Iginio Mascari:
Abbiamo 2500 articoli. Si varia dalle spezie, molto richieste da noi, tè, marmellate, vini importanti… siamo rimasti un baluardo di quello che è la qualità veneziana.
Appunto, il fontego Mascari per i veneziani e per quelli che amano fantasticare in cucina con le spezie. I veri, autentici negozi di spezie si assomigliano tutti per uno speciale e molto attrattivo gusto nel disporre la merce, cioè i loro barattoli, i loro vasetti: colori, etichette, nomi di cose che sono aromi e sapori, eccetera. Che è il gran spettacolo ordinato nelle vetrine e negli interni della Drogheria Mascari, per tutti noi e per quelli che in Ruga dello Spezier si fermeranno davanti al fontego fantasioso delle spezie.
L’articolo Mascari, il fontego delle spezie proviene da ytali..