Per la prima volta in quasi trent’anni, i Teamsters non appoggeranno alcun candidato nelle prossime elezioni presidenziali, una svolta significativa e potenzialmente problematica per il Partito Democratico. Questa decisione rompe una tradizione che risale al 1996, quando il sindacato scelse l’ultima volta di non sostenere nessuno. Sebbene negli ultimi decenni i Teamsters abbiano sempre appoggiato candidati democratici, storicamente hanno avuto legami stretti anche con i Repubblicani, sostenendo figure come Richard Nixon, Ronald Reagan e George H.W. Bush.
La decisione è arrivata a soli due giorni da un incontro privato tra la vicepresidente e candidata presidenziale democratica Kamala Harris e i leader del sindacato, durante il quale Harris ha illustrato i successi dell’amministrazione Biden a favore dei lavoratori e ha cercato di ottenere il loro appoggio. Tuttavia, la maggioranza dei quattordici membri del consiglio direttivo dei Teamsters ha votato per non sostenere nessun candidato, con solo tre voti a favore di Harris e nessuno per Donald Trump.
Sean O’Brien, il presidente dei Teamsters, ha spiegato la decisione con parole dure:
Purtroppo, nessuno dei principali candidati ha preso impegni seri nei confronti del nostro sindacato per garantire che gli interessi dei lavoratori vengano sempre messi al primo posto, davanti a quelli delle grandi imprese.
Questa mossa segnala non solo una frattura con il Partito Democratico, ma riflette anche le crescenti divisioni all’interno del sindacato stesso. Recenti sondaggi tra i membri dei Teamsters avevano infatti rivelato un forte sostegno per Donald Trump. In uno di questi, il 59,6 percento degli intervistati preferiva appoggiare Trump, mentre solo il 34 percento si schierava con Harris. Un sondaggio telefonico separato ha confermato risultati simili.
Non tutti, però, sono d’accordo con queste cifre. Alcuni leader sindacali hanno messo in dubbio la metodologia dei sondaggi. Inoltre, diverse sezioni locali dei Teamsters, insieme al Teamsters National Black Caucus, hanno apertamente criticato la leadership nazionale, esortando i membri a sostenere Kamala Harris. Da allora, tre consigli regionali del sindacato, che rappresentano centinaia di migliaia di membri, così come sei sezioni locali, hanno comunque deciso di sostenere Harris. In stati chiave come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, alcune sezioni locali stanno facendo campagna attivamente a suo favore, contestando la decisione del consiglio nazionale.
Parallelamente, è emersa una nuova organizzazione progressista, Teamsters Against Trump, che ha promesso di fare campagna tra decine di migliaia di membri del sindacato negli stati in bilico per sostenere Harris.
I Teamsters rappresentano oltre un milione di lavoratori in settori che vanno dai conducenti UPS agli operai edili, passando per i lavoratori della sanità e dei servizi pubblici. Con una forte presenza nel Midwest e negli stati in bilico, il loro mancato appoggio potrebbe avere un impatto significativo sulle elezioni del 2024.
Secondo Peverill Squire, professore di scienze politiche all’Università del Missouri intervistato da Vox,
[…] i sostegni sindacali sono preziosi perché di solito includono l’accesso a risorse come volontari per il porta a porta e call center.
La mancanza di un sostegno ufficiale potrebbe dunque ridurre il peso elettorale di Harris e dei democratici in queste aree.
Il sindacato ha anche cercato di rafforzare i suoi legami con il Partito Repubblicano. O’Brien ha fatto la storia quest’anno diventando il primo leader sindacale a parlare alla Convention Nazionale Repubblicana. Nel suo discorso in prima serata, ha elogiato Trump, definendolo “un duro figlio di buona donna”, mentre attaccava “l’avidità delle grandi aziende.” I critici sostengono che O’Brien abbia implicitamente incoraggiato i membri conservatori a sostenere Trump, mentre i suoi sostenitori vedono in questo un tentativo di spingere i repubblicani verso posizioni più favorevoli ai sindacati.
O’Brien aveva richiesto anche di parlare alla convention democratica, ma secondo il sindacato, non ha ricevuto alcun invito.
La nuova strategia di O’Brien, che guida i Teamsters dal 2022, segna un cambiamento significativo rispetto al suo predecessore, Jim Hoffa che ha guidato il sindacato per ventiquattro anni e figlio di Jimmy Hoffa, lo storico e chiacchierato leader del sindacato scomparso misteriosamente nel 1975 e dichiarato morto nel 1982. O’Brien ha incontrato candidati di ogni parte politica, inclusi Biden, Robert F. Kennedy Jr. e Cornel West, segnalando una maggiore apertura strategica del sindacato nella politica presidenziale.
Sul fronte economico, i Teamsters continuano a sostenere in gran parte i democratici, avendo donato oltre 800.000 dollari ai PAC democratici durante questo ciclo elettorale. Tuttavia, hanno anche donato 45.000 dollari alla Convention Nazionale Repubblicana, il primo contributo significativo ai repubblicani da anni.
Secondo molti analisti, il mancato appoggio dei Teamsters riflette l’insoddisfazione verso l’attuale presidente piuttosto che un giudizio nei confronti di Kamala Harris. Nonostante le politiche dell’amministrazione democratica.
Durante la presidenza di Joe Biden, le relazioni con i sindacati hanno rappresentato uno dei punti centrali della sua agenda politica. Fin dall’inizio, Biden ha cercato di consolidare il suo status di “Union Joe”, mettendo in campo politiche e misure volte a rafforzare i diritti dei lavoratori e il potere contrattuale dei sindacati. Questi sforzi hanno portato molti sindacati, come United Auto Workers, American Federation of Teachers e AFL-CIO, a dichiarare il loro sostegno per Biden e Harris con largo anticipo rispetto alle elezioni.
Sin dall’inizio del suo mandato Biden ha ripetutamente detto di voler andare avant sui diritti dei lavoratori più di ognuno dei suoi predecessori:
“Voglio essere il presidente più favorevole i sindacati che guida l’amministrazione la più favorevole verso i sindacati nella storia americana”
aveva dichiarato a un meeting alla Casa Bianca nel settembre del 2021.
Lo stesso anno aveva incoraggiato i lavoratori di un sito Amazon in Alabama a votare a favore dell’adesione a un sindacato. Con un video messaggio senza precedenti, Biden dichiarava che non ci sarebbe dovuta essere
“nessuna intimidazione, nessuna coercizione, nessuna minaccia, nessuna propaganda antisindacale”
da parte dei datori di lavoro nei confronti dei dipendenti.
Nel 2022, Biden aveva poi usato un ordine esecutivo – strumento specifico del presidente – per migliorare le condizioni di lavoro sui progetti federali, compreso l’uso di accordi sindacali per la costruzione di progetti federali, accordo che richiedeva l’assunzione di lavoratori sindacalizzati. L’amministrazione Biden ha poi creato delle nuove regole sull’eguaglianza di retribuzione per i lavoratori federali.
Biden ha anche espresso in generale il proprio sostegno a battaglie sindacali, anche se non si è mai fatto coinvolgere direttamente. Come ad esempio è accaduto con lo sciopero degli sceneggiatori e degli attori che chiedevano compensi maggiori nell’era dello streaming e protezioni contro l’intelligenza artificiale, sciopero durato da maggio a luglio. Un portavoce di Biden ha dichiarato all’inizio dello sciopero degli attori che il presidente “crede che tutti i lavoratori — compresi gli attori — meritino una giusta retribuzione e benefici.” Anche Biden ha fatto direttamente appello a favore di un accordo equo per gli sceneggiatori a maggio. Tuttavia, da allora è stato relativamente silenzioso, nonostante le interruzioni del lavoro siano continuate per mesi. Ciononostante, la vicepresidente Kamala Harris ha posticipato un’apparizione su MTV e, a giugno, la segretaria stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha annullato un’apparizione al programma “The View” a causa dello sciopero.
Sebbene l’amministrazione abbia cercato di restare fedele agli impegni pro-sindacali, decisioni controverse come l’intervento per porre fine allo sciopero ferroviario hanno creato tensioni. Nel 2022, il presidente ha infatti utilizzato il Railway Labor Act del 1926 per impedire al sindacato delle ferrovie di scioperare per ottenere migliori permessi per malattia. I funzionari dell’amministrazione hanno sostenuto che l’economia non poteva permettersi un’interruzione del trasporto ferroviario, ma probabilmente anche le considerazioni politiche legate all’inflazione prima delle elezioni di metà mandato hanno influenzato la risposta del governo. Vero è che, allo stesso tempo, l’amministrazione Biden ha continuato a lavorare dietro le quinte per fare pressione sulle compagnie ferroviarie affinché accettassero le richieste dei lavoratori, e in gran parte ci sono riusciti. I leader sindacali attribuiscono a Biden il merito di averli aiutati a ottenere questa vittoria per i lavoratori.
Un altro motivo di tensione con i sindacati è avvenuto nel 2023 quando è apparsa la possibilità di uno sciopero dei membri del sindacato dei Teamsters di UPS, con il possibile blocco delle catene di approvvigionamento. Sean O’Brien aveva allora esplicitamente detto a Biden di non intromettersi, con parole inequivocabili:
“Nel mio quartiere dove sono cresciuto a Boston, se due persone avevano un disaccordo e tu non c’entravi niente, semplicemente continuavi a camminare. Abbiamo ribadito questo alla Casa Bianca in numerose occasioni. Non abbiamo bisogno che nessuno si intrometta in questa lotta.”
I due episodi sono stati citati dai Teamsters come alcune delle ragioni che hanno spinto il sindacato a non sostenere un candidato alle presidenziali, nonostante i candidati in corsa, uno dei quali, Donald Trump, non è noto per essere un sostenitore dei sindacati. Nel suo passato, Trump ha spesso avuto scontri con i sindacati anche quando era un uomo d’affari, probabilmente più di qualsiasi altro presidente prima della sua elezione, e la tensione con la leadership della UAW (United Auto Workers) continua tuttora.
Recentemente nel suo dialogo con Elon Musk su Twitter, l’ex presidente ha dichiarato:
“Entri e dici: ‘Vuoi licenziarti?’ Loro entrano in sciopero, non menzionerò il nome dell’azienda, ma entrano in sciopero e tu dici: ‘Va bene, siete tutti licenziati. Siete tutti licenziati. Quindi, ognuno di voi è fuori,’”.
Durante il mandato del repubblicano, i membri da lui nominati al National Labor Review Board – NLRB, un’agenzia federale indipendente che applica le leggi sul lavoro in materia di contrattazione collettiva e pratiche lavorative sleali – hanno reso più difficile per i sindacati ottenere rappresentanza in luoghi di lavoro non sindacalizzati, allungando il tempo tra la richiesta di rappresentanza e le elezioni, concedendo così più tempo alla direzione per fare campagna contro il sindacato. Il NLRB sotto Biden ha annullato queste regole.
La Corte Suprema a maggioranza conservatrice ha inoltre emesso una sentenza devastante contro i sindacati del settore pubblico, che rappresentano quasi lo stesso numero di membri dei sindacati privati. Nel 2018, con il voto decisivo del giudice Neil Gorsuch, nominato da Trump, la Corte ha reso più facile per i dipendenti pubblici non pagare le quote sindacali, anche in un luogo di lavoro sindacalizzato.
Perché quindi O’Brien e i Teamsters hanno deciso di prestare la propria credibilità personale a un uomo che sostiene pubblicamente l’indebolimento dei sindacati?
O’Brien proviene da una famiglia storica di Teamsters, con padre, nonno e bisnonno tutti membri del sindacato a Boston e impegnati nel trasporto di merci. Carriera intrapresa dallo stesso futuro presidente del sindacato che trasporta merci pesanti nei cantieri prima di diventare nel 2006 presidente di un’importante sezione locale della sua città natale. Inizia un percorso che lo porta a scalare le gerarchie sindacali. Non senza intoppi.
Nel 2013 riporta infatti una sospensione non retribuita di quattordici giorni per aver minacciato i membri del Teamsters for a Democratic Union, un gruppo riformista e progressista, durante una disputa con un suo alleato in Rhode Island. “Non saranno mai nostri amici,” dichiarò riguardo ai contestatori, “devono essere puniti.”
Passata la bufera, nel 2017 Jim Hoffa nomina O’Brien vice presidente del sindacato affidandogli la responsabilità di supervisionare le trattative contrattuali del sindacato con UPS, dove lavorano più di 300.000 Teamsters. Ma pochi mesi dopo viene sollevato dall’incarico dallo stesso Hoffa, non contento che O’Brien abbia cercato di includere dei suoi critici nel team di contrattazione, incluso il capo di una sezione di Louisville che aveva perso di poco la presidenza dei Teamsters contro Hoffa nell’elezione precedente.
Rimosso dall’incarico, O’Brien inizia un percorso che lo porterà a sfidare lo storico capo del sindacato. Due anni dopo, O’Brien appare alla convenzione dei Teamsters for a Democratic Union (TDU), quel gruppo riformista e progressista contro il quale aveva lottato nel 2013, quelli che “non saranno mai nostri amici”. Qui annuncia il proprio supporto a molte iniziative a lungo sostenute dal gruppo, come la fine di una regola che richiedeva un voto di due terzi per rifiutare un contratto quando meno della metà dei membri idonei votava, la regola che il sindacato aveva utilizzato nel 2018 per approvare il contratto con UPS, anche se la maggioranza dei membri che avevano votato aveva espresso la propria contrarietà.
Ottiene il sostegno di TDU, strenui avversai di Trump, e decide quindi di candidarsi contro il candidato sostenuto da Hoffa, che nel frattempo ha deciso di non correre per un ulteriore mandato. Il futuro presidente del sindacato sceglie come vice nella corsa alla testa di Teamsters Fred Zuckerman, il leader dei Teamsters di Louisville, che si era opposto a Hoffa nel 2016 e che era stato la causa dell’allontanamento di O’Brien.
O’Brien vince le elezioni, il primo a vincerle senza l’appoggio del predecessore. A capo dei Teamsters, assume un ruolo di leadership significativo nel sindacato, cercando di rinnovare e rafforzare l’organizzazione, concentrandosi su un approccio più aggressivo nei confronti dei datori di lavoro e sostenendo la necessità di un sindacato che non solo rappresenti i propri membri, ma che anche difenda i diritti dei lavoratori in un contesto economico in evoluzione.
Molto critico verso grandi aziende come UPS e Amazon, comincia a sostenere una maggiore organizzazione dei lavoratori e un maggiore attivismo sindacale. Tuttavia, il suo stile diretto e la sua franchezza lo hanno portato a polemiche. Nel 2023, durante un’udienza congressuale, viene quasi allo scontro fisico con il senatore repubblicano Markwayne Mullin dell’Oklahoma.
O’Brien è quindi un politico navigato, capace di manovrare tra le diverse correnti del suo sindacato e della politica. E anche di adattarsi alle esigenze di un’elettorato sindacale variegato. Alcuni esperti hanno affermato che il leader dei Teamsters abbia adottato un approccio più bipartisan proprio sotto la pressione a considerare le diverse inclinazioni politiche dei membri del sindacato e garantirsi la rielezione alla testa del sindacato.
Gli esperti dicono anche che O’Brien è consapevole che molti Teamsters della base sono sostenitori di Trump. Alcuni sondaggi mostrano che circa il 40 percento dei lavoratori dell’industria automobilistica ha sostenuto Trump nell’ultima elezione, ha detto Art Wheaton, direttore degli studi sul lavoro presso la ILR School della Cornell University a Buffalo.
Secondo Brian Pannebecker, presidente di Auto Workers for Trump, i lavoratori che sostengono Donald Trump lo fanno
[…] perché hanno valori tradizionali. Possiedono armi. Non vogliono che i loro diritti sulle armi vengano tolti o limitati. Sono prevalentemente anti-aborto.
Alcuni però hanno sollevato dubbi sulla scelta dei Teamsters. Come hanno detto Nicholas Carnes e Noam Lupu, gli americani bianchi della classe lavoratrice hanno certamente sostenuto i candidati presidenziali repubblicani a tassi più elevati nelle ultime elezioni, ma questo processo è iniziato molto prima del 2016, e le narrazioni che si concentrano sul presunto fascino di Trump oscurano questa importante tendenza a lungo termine. questo non ha impedito a Teamsters di sostenere candidati democratici.
Secondo Gram Slattery di Reuters, inoltre, Harris stava perdendo contro Trump di 25 punti tra i bianchi senza diploma universitario nei sondaggi di fine di agosto e perde contro Trump tra i Teamsters di 27 punti, in linea quindi con la tendenza generale.
Motivo che ha spinto alcuni ad avanzare l’idea che le ragioni siano altre. Chris Towler, professore di scienze politiche alla Sacramento State University, ha twittato i risultati di un sondaggio indicativo che mostrava supporto per Biden prima che si ritirasse e il nuovo supporto per Trump quando Harris ha sostituito Biden:
Non è una sorpresa che il primo candidato democratico in quasi quarant’anni a non ricevere il loro endorsement sia anche la prima donna nera a guidare un partito principale
ha dichiarato.
E lasciamo perdere con tutto il discorso sulle sue politiche; solo pochi mesi fa l’agenda politica di Biden-Harris aveva il supporto dei Teamsters.
Anche David Darmofal, docente dell’Università della Carolina del Sud, ha insinuato che la questione razziale fosse l’unica ragione che avesse senso. I dati demografici compilati dall’Ufficio del censimento degli Stati Uniti e dal Bureau of Labor Statistics hanno mostrato che la forza lavoro dei Teamsters è composta per il 73 percento da uomini e per il 60 percento da bianchi.
Sulla stessa linea anche James Williams — un ex consulente del senatore democratico Dick Durbin — che ha suggerito che ci fosse un elemento razziale in gioco. Ha lamentato che il quarto sindacato più grande negli Stati Uniti
non sosterrà una donna nera per la Casa Bianca le cui politiche sostengono proprio il diritto di organizzarti contro il suo avversario,
aggiungendo: ‘Nel mondo reale, questo è semplicemente essere un gruppo di fanatici’.
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