Il regista racconta il suo poetico e surreale film, quasi muto, girato con pochi mezzi e con una babele di lingue straniere e suoni onomatopeici, che rese superfluo il doppiaggio e permise di esportarlo in tutto il mondo
Il regista racconta il suo poetico e surreale film, quasi muto, girato con pochi mezzi e con una babele di lingue straniere e suoni onomatopeici, che rese superfluo il doppiaggio e permise di esportarlo in tutto il mondo