Quello che segue è il primo di una serie di articoli sulla guerra e, più in particolare, sulla carneficina in atto in Medio Oriente, scatenata dall’aggressione di Hamas il 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, a cui sono seguite la distruzione di Gaza e l’allargamento del conflitto all’intera regione mediorientale. Gli articoli sono:
1 – Why war? Le premesse – È la descrizione del contesto storico tra le due guerre mondiali, quando la Società delle Nazioni invita gli intellettuali a corrispondere e confrontarsi sulla guerra.
2 – Why war? Il carteggio – Riprende ampi stralci del carteggio tra Einstein e Freud.
3 – Why war. Amos Gitai – È una recensione del recente film del maestro israeliano.
4 – How war. Diritto e diritti – Ragioniamo di istituzioni internazionali, dei diritti di Stati e popolazioni e del dovere di rispettare il Diritto (Internazionale).
Why war? è il titolo di uno scambio epistolare tra Einstein e Freud del 1932, tra le due guerre mondiali. Colpisce l’attualità delle argomentazioni e dei contenuti. Sempre valide sono naturalmente le considerazioni di carattere generale sull’uomo, la sua psicologia, i suoi istinti, ma di grande contemporaneità è specialmente l’indicazione dell’unica possibile via per la risoluzione delle controversie internazionali con un’istituzione di ordine superiore rispetto agli stati, quella Società della Nazioni che diventa poi ONU ma che allora come oggi non ha potere esecutivo. Il carteggio Why War? è il pre-testo da cui deriva il testo cinematografico di Amos Gitai Why War (senza punto interrogativo) presentato in settembre alla mostra cinematografica della Biennale di Venezia.
1 – Why war? Le premesse
La guerra e il Novecento
La guerra e il conflitto sociale sono i tratti distintivi del Novecento. in cui si affrontano le conseguenze della rivoluzione industriale, dell’introduzione nella modernità, dell’ingresso nella società di massa, della regolamentazione del lavoro, del riconoscimento dei diritti politici, sociali e di rappresentanza con nascita dei partiti, dei sindacati, e l’affermarsi delle avanguardie culturali in ogni ambito del sapere. Già nei primi decenni vive trasformazioni economico/sociali rapide e profonde in cui si ridefiniscono le relazioni tra stato ed economia, si accelera lo sviluppo tecnologico, si consolidano gli apparati militari, si allargano le relazioni internazionali. Per quanto riguarda la guerra, è un secolo in cui si contano vittime di guerra tre volte superiori a quelle delle guerre combattute dal primo secolo a. C. fino al 1900. Un tale aumento esponenziale non può essere giustificato con l’incremento demografico
Epoca Morti per guerra 0 – 1499 3.700.000 1500 – 1599 1.600.000 1600 – 1699 6.100.000 1700 – 1799 7.000.000 1800 – 1899 19.000.000 sommano 37.400.000 1900 – 1995 1.097.000.000
Fonte: William Eckhardt, War-related Deaths Since 3000 BC, Bulletin of peace proposals, December 1991a formare Ruth Leger Sivard, World Military and Social Expenditures,1996, Washington. World Priorities, 1996
Il 14 per cento della popolazione europea fu chiamata alle armi contro l’uno per cento delle guerre napoleoniche, ben 65 milioni di soldati hanno combattuto la Grande guerra, dati da tenere presente sia come numero in assoluto che in percentuale della popolazione totale. Non era mai capitato prima di schierare un numero così imponente nell’attività bellica che assume ora dimensione mondiale e poi progressivamente di guerra totale. Un dato da tenere in considerazione è la percentuale di vittime tra la popolazione civile, variabile nel tempo in modo non lineare in relazione alle circostanze specifiche, con il primato della guerra Spagna-USA del 1898 con 200.000 vittime di cui il 95 per cento civili, o la guerra del Paraguay contro Brasile e Argentina del 1864-1870 con 1.100.000 vittime di cui il 72 per cento civili. Nella Grande guerra il numero delle vittime schizza in alto verso vette prima inviolate, con 26 milioni di vittime di cui il 50 per cento civili, mentre con la Seconda guerra mondiale le vittime si raddoppiano con 53.547.000 vittime di cui il 60 per cento civili.
Lo spartiacque è la Prima guerra mondiale, con il suo impatto dirompente sulla popolazione e su ogni territorio: non c’è più chi resti esente da lutti e distruzioni, che segnano le famiglie e le coscienze. Da qui la consapevolezza che bisogna individuare e fissare perimetri di legittimità con precise regole all’azione bellica, finora sregolata e irregolare. La Grande guerra è uno straordinario acceleratore dei processi storici, economici, politici e sociali in atto.
Tuttavia, già nel 1808 nel libro Della guerra, il generale prussiano Carl von Clausewitz (1780-1831) sosteneva che la guerra non è strumento autonomo, distinto, improvvisa variabile indipendente e fulmine a ciel sereno, no, la guerra è subordinata agli obiettivi stabiliti dalla politica di cui è prosecuzione con mezzi diversi dalla mediazione, e dietro alla politica c’è la società, tutti noi, per questo sono oggi fondamentali per un verso le relazioni internazionali e per l’altro verso l’opinione pubblica e la coscienza collettiva: il nodo è dunque sociale, politico e specialmente culturale. È per questo che nasce allora la Società della Nazioni, per introdurre tra gli stati un soggetto terzo sovranazionale, con il compito pre-guerra di sostenere mediazione e trattativa come strumento del confronto politico, e una volta scoppiata la guerra (che ormai non si dichiara neanche più) fissando limiti precisi alle modalità del suo svolgimento.
Negli stessi anni Gandhi elabora la satyāgraha, teoria etica e politica che introduce la prassi della disobbedienza civile e della lotta non violenta nella ricomposizione di conflitti e controversie, una pratica vincente nei confronti dello stato colonizzatore inglese, ma perdente all’interno del paese dove predominano le spinte divisive dei fanatismi religiosi contrapposti di musulmani e hindu, chiarendo che come la guerra non scoppia all’improvviso, a maggior ragione la pace è processo lungo, complesso e contraddittorio.
La Lega delle Nazioni
La Lega o Società delle Nazioni è la prima organizzazione intergovernativa planetaria, fondata nel 1919 con lo scopo di accrescere il benessere e la qualità della vita degli esseri umani innanzitutto scongiurando il rischio di nuovi conflitti dell’epoca moderna dopo la devastante Prima guerra mondiale. Gli organi amministrativi principali erano tre: il Segretariato (con a capo il Segretario generale), il Consiglio (con quattro membri permanenti e quattro a carica triennale), l’Assemblea (dove siede un rappresentante per ogni stato membro). Ogni disposizione o risoluzione richiedeva l’unanimità dei voti del Consiglio e la maggioranza dei voti dell’Assemblea.
La Società delle Nazioni prima e le Nazioni Unite (ONU) poi, sono il luogo in cui si cerca di ricomporre conflitti e contrasti, ma anche il più avanzato avamposto culturale in cui si affrontano i problemi emergenti a quel tempo, molti dei quali sono ancora irrisolti come si vede dall’elenco e dai temi affrontati dagli altri organi:
Commissione per il Disarmo
Comitato per la salute (poi trasformata in Organizzazione mondiale della sanità)
Organizzazione internazionale del lavoro
Comitato permanente centrale per l’oppio
Commissione per i rifugiati
Commissione internazionale di Cooperazione intellettuale
Commissione contro la schiavitù
Comitato per lo studio dei diritti delle donne
Istituto internazionale per la cinematografia educativa
Commissione per le rivendicazioni della Cecoslovacchia (nata per stabilire i confini del paese dopo la Prima guerra mondiale)
Tra gli organi di questa nuova organizzazione ci sono la Corte permanente di giustizia internazionale (progenitore della Corte internazionale di giustizia o CIG, nata nel 1946 come organo giudiziario dell’ONU) e la Commissione per il Disarmo da cui viene il patto Briand-Kellogg o Patto di Parigi, trattato di rinuncia alla guerra stilato a Parigi nell’agosto del 1928 ed entrato in vigore dal 24 luglio 1929 col fine di eliminare la guerra quale strumento di politica internazionale.
Why war?
Nel 1931 l’International Institute of Intellectual Co-operation incarica il Permanent Committee for Literature and the Arts della Società delle Nazioni; viene chiesto a intellettuali di rilievo di avviare corrispondenza con altri esponenti del mondo culturale e scientifico a proposito della guerra. Albert Einstein è tra i primi ad essere contattati e sceglie come interlocutore Sigmund Freud che accetta; nel luglio 1932 Einstein gli indirizza una lettera imperniata sull’interrogativo “c’è un modo per liberare l’umanità dalla minaccia della guerra?”, a cui Freud – che aveva già scritto di guerra nella prima sezione del testo Thoughts for the Times on War and Death dal titolo The disillusionment of War (1915) – risponde in settembre.
Mentre gli intellettuali s’interrogano, la violenza nazifascista dilagava in Europa e La Società delle Nazioni fu poi del tutto impotente ad arginare le politiche aggressive e il riarmo di Germania, Italia e Giappone. C’è sullo sfondo la consapevolezza che pochi individui per propri interessi personali riescono a trascinare moltitudini alla distruzione.
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