È sabato 28 settembre 2024, ed è incredibile.
Siamo ben più di diecimila scesi nelle strade di Mestre.
Non riesco a ricordare altre manifestazioni così partecipate. Non ho dubbi: sto vivendo un momento storico per la mia città.
Pullman e treni pieni per arrivare al punto di partenza, riappropriarsi della propria città camminando laddove solitamente non si può, rivedere persone che non vedevi da anni. Sembra incredibile incontrarsi qui e ora ma il commento è sempre: “Non si poteva mancare oggi”.
A un certo punto, a metà di Corso del Popolo, mi rendo conto che anche ergendomi al di sopra degli altri, non vedo né l’inizio né la fine del corteo. Mamma mia, ho i brividi.
In testa ho un unico pensiero, un’immagine vivida della prima pagina dell’Unità di tanti, tanti anni fa: “TUTTI. Eccezionale manifestazione di passione civile.”.
Certo allora si piangeva Enrico Berlinguer, oggi siamo qui per ricordare Giacomo Gobbato. Ma forse, a modo loro, Giacomo e Berlinguer non erano tanto diversi: entrambi vivevano per un ideale.
Ecco, sabato 28 settembre io mi sono sentita come “TUTTI”.
Non solo siamo tutti, ma siamo scesi in piazza per tutti.
Siamo scesi perché chiamati a rispondere di una situazione che non si vuole più nascondere, stufi di definirli “casi isolati” per non ammettere che non ci riconosciamo nella città dove siamo cresciuti.
Manifestiamo anche per chi sta zitto, per chi volta lo sguardo, a nome di chi subisce e anche per chi non capisce.
Manifestiamo per chi non può farlo, perché troppo vecchio o troppo piccolo per ricordarlo, o per chi pensa sia tutto strumentale e non siano queste le battaglie da fare.
Manifestiamo per l’ammalato, per il carcerato, per l’immigrato, per chi ormai se ne è andato, nella speranza che oggi cambi quanto è stato fatto.
Manifestiamo perché usiamo la testa e capiamo quanto tempo alla città resta.
Manifestiamo ricordando chi ci ha provato, chi è stato coerente con la sua militanza e per questo è morto ammazzato.
Immagino che non tutti possano capirlo, capisco che il Sindaco non voglia sentirlo.
In realtà sulle parole di Luigi Brugnaro non mi vorrei soffermare, è solo un Macbeth che ha perso lucidità ancora prima di perdere il regno. Un politico ormai finito, incapace di accettare che nonostante i soldi e gli sforzi, sarà ricordato solo per gli interessi personali e inchieste penali.
Quello che non riesco ad accettare è la posizione dei suoi succubi alleati che hanno fatto voto d’omertà. Preferiscono preservare la poltrona e il ruolo, accettando ogni posizione o affermazione dal loro Sindaco padrone.
In un Comune con più Lidl che Leader, avete preferito interpretare il ruolo dei pedoni taglia nastri piuttosto che empatizzare con la vostra comunità.
Mi chiedo come sia possibile che il Presidente della Municipalità di Mestre, militante della Lega, non sia venuto a nessun momento di ritrovo per ringraziare, ricordare o per lo meno dimostrare attenzione per quanto successo.
Mi chiedo come sia possibile che la Lega, che da dieci anni detiene le deleghe sulla sicurezza nel Comune di Venezia, il giorno stesso che un ragazzo di 26 anni veniva accoltellato a morte in pieno centro di Mestre, aveva banchetti in città con i poster con su scritto “Difendi i tuoi confini”.
Poi i giorni seguenti: silenzio.
Silenzio il Vicesindaco. Silenzio l’Assessore alla sicurezza. Dieci anni e silenzio?
Mi stupisce l’ipocrisia di chi si vanta di essere la nuova Democrazia Cristiana ma allo stesso tempo vede nel sociale un male, da soffocare, solo con l’intervento della polizia.
Ma ancor di più mi chiedo cosa mai potrete dire nel 2025/26, quando a differenza di Brugnaro, sarete ancora in campagna elettorale.
Non ci sarà slogan che vi potrà giustificare per non esserci stati quando la gente chiedeva solo d’essere ascoltata o di aver detto che togliere qualche panchina era l’unica possibile azione mirata.
Chissà se darete ancora colpa all’Europa o a Roma per la vostra inerzia, o peggio all’ “immigrato invasore” per la nostra insicurezza.
Mi piace pensare che dopo tutto quello che è accaduto, il velo di Maya sia stato abbattuto.
Che il razzismo e l’odio che sembrano inevitabilmente contagiareil tema sicurezza non siano più “il sospiro della creatura oppressa, il cuore di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito”, ma che il nostro pensiero sia guidato da quell’ultimo gesto d’amore e di coraggio che Giacomo ha fatto.
Da una singola azione di civiltà locale, ci hai dato una lezione d’altruismo universale.
Che dà un singolo enorme gesto sia partito un cambiamento radicale per una società realmente sociale.
Non mi rimane che sperare.
L’articolo Sono tra noi, non sono come noi proviene da ytali..