Hanno detto addio negli stessi giorni ai rispettivi sport. Si sono ritirati all’apice della gloria, al termine di carriere significative nel corso delle quali hanno vinto tanto, se non quasi tutto, ciò che c’era da vincere ma, soprattutto, sono diventati simboli e punti di riferimento per le nuove generazioni. Ci togliamo il cappello di fronte a Vanessa Ferrari, la libellula di Orzinuovi che a trentatré anni, dopo aver saltato per infortunio le Olimpiadi di Parigi, ha detto addio alla ginnastica artistica, la specialità che l’ha resa un idolo per una miriade di coetanee, tanto che oggi la stessa società in cui si è affermata, la Brixia Brescia, è diventata la culla di nuove campionesse, a cominciare dalle gemelle D’Amato, Asia e Alice, quest’ultima superstar proprio in terra di Francia.
Me la ricordo quando esordì, a quindici anni, diventando ben presto un mito generazionale. Ricordo i palazzetti pieni per applaudirla, l’interessamento dei giornali, la crescente passione delle ragazze per uno sport ingrato, che costa fatica, sacrifici e sforzi immensi per arrivare a risultati che non tutte, purtroppo, riescono a raggiungere. Eppure il sogno è più intenso delle possibili delusioni. È stato così per Vanessa ed è così per le altre: basti pensare che Asia D’Amato, a differenza della sorella, a Parigi non ha partecipato per infortunio, proprio come la leggenda che adesso si ritira ma rimarrà per sempre nella storia dello sport italiano e mondiale.
Le abbiamo voluto bene quando a seguirla eravamo in pochi; gliene vogliamo ancora di più adesso che la ginnastica artistica si è guadagnata un posto di tutto rispetto nell’immaginario collettivo. Come abbiamo già scritto altre volte, siamo meno calciocentrici di quanto non lo fossimo un tempo e questo è sicuramente un bene. Del resto, la messe di medaglie olimpiche che conquistiamo ogni volta sta lì a dimostrarlo. È un’Italia multiculturale e multietnica quella del 2024; un’Italia in cui ci si appassiona a discipline in passato pressoché ignorate; un’Italia più femminile e femminista; insomma, un’Italia migliore, almeno da questo punto di vista, e il merito va senz’altro a ragazze come Vanessa Ferrari che non hanno mai smesso di crederci e di battersi per una società più giusta. Di lei, ora che inizia un nuovo capitolo della sua vita, vogliamo ricordare infine una scelta: il 25 aprile 2021 si esibì sulle note di “Bella ciao”: anche se non avesse raggiunto i traguardi che ha raggiunto, basterebbe questo per consegnarla all’eternità, soprattutto in una stagione caratterizzata dalla mistificazione e dal revisionismo storico come quella che stiamo vivendo.
Quanto a Rafa Nadal, c’è poco da aggiungere. Ventidue slam conquistati in carriera, una rivalità da film con Federer e Đoković, un dominio pressoché incontrastato sulla terra rossa (ha vinto la bellezza di quattordici Roland Garros) ma, più che mai, una serie di gesti fuori dal campo che lo hanno consacrato come uno dei simboli positivi di quest’epoca avara di modelli da seguire.
Gran tifoso del Real Madrid, di cui peraltro è socio onorario, dopo la Coppa Davis che si disputerà a Malaga a fine novembre, appenderà la racchetta al chiodo. D’altronde, ha finalmente un erede all’altezza: Carlos Alcaraz, che ha già sfoggiato un notevole talento, anche se è ancora presto per dire se riuscirà a replicare il percorso di colui che in due decenni ha impartito a chiunque una lezione di umiltà, di umanità e di gentilezza. Diciamo che Rafa, prim’ancora di essere un fenomeno, è stato infatti un uomo. Adesso volta pagina. Lo attendono nuove avventure, nuove passioni e sicuramente nuovi trionfi. Al pari di Vanessa, è bene sottolinearlo, ha un animo nobile. È cosciente della propria grandezza e dei propri limiti. Entrambi hanno dimostrato nelle piccole cose la loro unicità. Non era scontato e sarà bello continuare a seguirli e a raccontarne l’evoluzione. Certo, ogni volta che faremo crepitare la tastiera del computer dopo un torneo dello slam o una competizione olimpica, ci verrà voglia di scrivere i loro nomi. Poi osserveremo gli eredi e ci diremo che è quella la loro vittoria più importante: aver fatto sì che le generazioni successive ne seguissero le orme. La collettività che prevale sull’individuo, l’immensità che non fa sentire il proprio peso, lo sguardo costantemente rivolto al futuro: è piacevole constatare che la mia generazione, avvelenata dall’egoismo e dall’individualismo, sia composta anche da persone così. Dona gioia e speranza: ne abbiamo più che mai bisogno.
L’articolo Rafa e Vanessa, nobili addii proviene da ytali..