Una carrellata su vita e opere di Vittorio Cini nell’esposizione aperta ad agosto, voluta da Giovanni Alliata e organizzata nell’ambito della Fondazione Archivio Vittorio Cini: negli spazi di Dorsoduro, accanto alla Bottega Cini, un filmato dell’Istituto Luce e una serie di pannelli ripercorrono la biografia del personaggio che ha marcato la vita della città di Venezia per lunghi decenni.
Vittorio Cini, nato a Ferrara nel 1885, morì a Venezia nel 1977 e percorse con la sua carriera di imprenditore, collezionista, politico gli anni più densi e drammatici della storia del XIX secolo ma anche quelli della ricostruzione nel dopoguerra. L’omaggio che il nipote Giovanni Alliata vuole rendere al nonno riconnette la figura dell’intraprendente ferrarese approdato a Venezia a inizio Novecento alla vita industriale, sociale, economica, culturale della città lagunare. Compresi gli anni del regime fascista, che videro Vittorio Cini partecipare come commissario generale al progetto per l’Esposizione Universale dell’EUR a Roma ed essere nominato ministro delle Comunicazioni e senatore del Regno d’Italia, rassegnando poi le dimissioni per dissensi con il regime e conseguente arresto da parte delle SS con relativo internamento nel campo di concentramento di Dachau.
Una vita densissima di imprese, idee, progetti, con l’Isola di San Giorgio e relativa Fondazione dedicata alla memoria del figlio Giorgio, importantissima realtà culturale veneziana voluta da Vittorio Cini nel 1951 assieme all’architetto Nino Barbantini, autore degli importanti restauri anche del castello di Monselice nei pressi del quale erano le cave di trachite impiegata per la pavimentazione di Piazza san Marco. Colline ricche di silice, il Mons Silicis che dà il nome alla cittadina in provincia di Padova, sede di un antico insediamento romano.
Molti sono i particolari messi in evidenza assieme al video dell’Istituto Luce che ripercorrono le vicende umane di Vittorio Cini, ricordato a Venezia per la Fondazione presso l’isola di San Giorgio, creata in seguito alla tragica morte del figlio Giorgio in un incidente aereo. Vittorio, nato da famiglia abbiente, allargò la mente fin dalla giovinezza studiando in Svizzera e in Inghilterra, un Erasmus antelitteram che mise a contatto il giovane ferrarese con le imprese di costruzioni infrastrutturali che a inizio secolo XIX movimentavano e cambiavano i trasporti e le costruzioni in Europa.
Fu Chioggia la sede della prima Ditta Vittorio Cini, venne poi l’arruolamento durante la prima guerra mondiale e l’amore e il matrimonio con l’attrice Lyda Borelli, i quattro figli e l’incremento degli affari nel campo dei trasporti marittimi, soprattutto assieme ad attività finanziarie e l’inizio del collezionismo di opere d’arte, il suo legame sempre più stretto con Venezia e con Giuseppe Volpi, gli investimenti nella zona industriale di Marghera, la costruzione del ponte translagunare che dal 1933 unisce la città d’acqua alla terraferma, la presidenza della SADE e, dopo la morte, del figlio la creazione del centro culturale Fondazione Giorgio Cini. Luogo che Vittorio Cini considerava anche come laboratorio di idee e proposte per la salvaguardia della fragile Venezia, isola di cultura con Mestre e Marghera sedi di produzione e servizi secondo la concezione dell’epoca.
Una figura sfaccettata ed eclettica come Cini, come si collocherebbe nella Venezia di oggi, asservita al turismo ma resistente come polo culturale? Il ricordo da parte del nipote Giovanni Alliata, figlio della quartogenita Yana, ripercorre le tappe principali della vita del nonno e apre anche nuove prospettive di conoscenza: interessanti sono le testimonianze di alcuni dei visitatori della mostra che ricordano vari episodi oramai lontanissimi nel tempo. Come il racconto del sacerdote svizzero che fu confessore di Cini dopo la guerra al ritorno dal campo di concentramento, o l’episodio legato alla tragica morte di Giorgio in aereo, predetta da un veggente in un albergo di Cannes subito prima del drammatico incidente avvenuto il 31 agosto 1949.
Si, a Vittorio Cini piacerebbe anche la bottega accanto alle vetrine che presentano la gigantografia della sua effige, un “canton” che si affaccia su calle e fondamenta come da miglior tradizione.
Giovanni Alliata di Montereale
Giovanni Alliata si aggira operoso tra la mostra che ripercorre la vita del nonno e la Bottega Cini che apre le sue stanze di fronte al bel Palazzo a san Vio (dove visse fino alla morte Vittorio Cini) sede della Galleria che ospita la raccolta d’arte antica collezionata da Cini stesso. La Bottega ospita varie eccellenze dell’arte e dell’artigianato veneziani: una rivisitazione dello spazio rinascimentale che un tempo metteva assieme arte, cultura, commercio, contatti, innovazione. Nata dalla sinergia tra Fondazione Archivio Vittorio Cini, The Merchant of Venice e Museyoum (filmati di realtà virtuale al servizio della cultura) la bottega offre uno spaccato di alto livello su artigianato e documentazione su quel millenario filo che lega Venezia ai suoi commercianti, imprenditori, uomini di scienza e cultura, abili artigiani ricchi di fantasia e inventiva.
Merchant of Venice racconta l’antica arte dei profumi unita alla altrettanto antica arte del vetro, un “mercante di Venezia” che si riallaccia alla commedia scritta a fine XVII secolo da William Shakespeare ma anche alle carovane che per centinaia di anni hanno percorso le rotte marine delle “mude” o delle carovane terrestri dedite ai commerci più disparati, e in particolare i convogli navali che viaggiavano verso il Levante, le mude appunto, e tornavano a Venezia con ogni genere di stoffe, gemme, legni, spezie ed essenze per i preziosissimi profumi. Un’arte che Merchant of Venice ha dal 2013 ripreso e riqualificato nei laboratori di Dese.
Marisa Convento siede dietro il suo banco di “impiraressa”, antichissimo mestiere delle donne veneziane che infilavano le perle di vetro prodotte a Murano in tanti piccoli e magici rami colorati, in modo tale che i viaggi nel mondo delle perle avvenisse più agevolmente: le “conterie”, perle di diversa grandezza e colore, lavorate a caldo per formare orecchini e collane, ricami e ornamenti che per secoli hanno rappresentato e rappresentano l’eccellenza dell’artigianato veneziano. Il primo documento sull’arte del vetro risale all’anno 983, Marisa Convento spiega l’intima unione tra Venezia e le sue perle di pasta vitrea diffuse in tutto il mondo, che nascono dalle corporazioni dei maestri vetrai, delle “perlere” e delle “impiraresse”, una filiera antica che continua a produrre capolavori apprezzati universalmente: finalmente nel 2013 è nato il Comitato per la Salvaguardia dell’Arte delle Perle di Vetro Veneziane, e nel 2020 la Commissione UNESCO ha iscritto la Perla di Vetro nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Marisa apre il suo laboratorio all’interno della Bottega Cini anche a studenti di Ca’ Foscari che durante la Settimana del Vetro si sono avvicendati con laboratori gratuiti tra fornelletto e canne di vetro a prendere confidenza con l’antica arte vetraia.
”Una crescita di interesse che verifichiamo di mese in mese- afferma Giovanni Alliata- e io sono affascinato dalla varietà degli oggetti che giornalmente scaturiscono dalla fantasia della nostra impiraressa”, una delle cinque rimaste in città.
Mentre Marisa racconta con soddisfazione i passaggi decennali che hanno portato al riconoscimento UNESCO, entrano in bottega esponenti di varia umanità e come da secoli in città i linguaggi si intrecciano ed i contatti umani si dilatano. L’arte del vetro affascina e la creatività che scaturisce dal fuoco e dalla rotazione delle mani per creare la rotondità della perla incanta i turisti.
Accanto alle creazioni di Marisa la raffinata esposizione di profumi del marchio Merchant of Venice affianca creazioni dei maestri vetrai delle case Nason Moretti ed Ercole Moretti assieme ad altri marchi artigiani locali, dall’editoria alla ceramica. Le essenze vendute sotto questo marchio sono strettamente collegate al Museo di Palazzo Mocenigo (fa parte della Fondazione Musei Civici Veneziani), che ospita la sezione del Museo dei Profumi accanto a quella del Costume e dei Tessuti. Sei Eau de Parfum costituiscono la collezione del Mercante di Venezia, contenute in pregiatissime bottiglie di vetro oltre a varie Eau de Parfum concentrée che derivano dalle antiche essenze, spezie, muschi che i mercanti portavano a Venezia dai viaggi e dalle spedizioni commerciali dall’Oriente: viaggiamo assieme a bergamotto, geranio, sandalo, zenzero, ambra, vaniglia, patchoulli, incenso, zafferano, mirra, cannella, vetiver, gelsomino, cacao, loto, verbena, tuberose, pepe rosa, rosmarino, arancio, pesca, tuberosa, rosa, magnolia……
Lo studio delle antiche tecniche cosmetiche e profumiere avviene nel laboratorio di Dese dove sono messe a punto le procedure risalenti all’anno Mille, importate a Venezia da Bisanzio dopo l’arrivo di Teodora Ducaina sorella dell’Imperatore Michele Ducas: giunta per le nozze con il doge Domenico Selvo negli ultimi decenni dell’anno Mille nell’ambito delle alleanze tra la nascente Repubblica di Venezia e l’antica Bisanzio, Teodora portò a Venezia unguenti ed essenze che furono subiti recepiti sia come oggetti di benessere che come nuova forma di investimenti e commerci. Venezia non si lasciava scappare le nuove tendenze da lanciare sui mercati internazionali, la città era una vera fucina di quelle che oggi si chiamano start up. Da qui l’antica tradizione che dal 2013 di anni unisce l’arte dei “muschieri” (artigiani che riempivano di essenze profumate i guanti) a quella dei vetrai, in una inebriante rassegna di colori, profumi ed oggetti legati alla memoria, da trasmettere nel futuro.
L’articolo Vita e opere di Vittorio Cini, nel cuore di Venezia proviene da ytali..