![Regolamento affitti brevi. Scherzetto o dolcetto?](https://ytali.com/wp-content/uploads/2024/10/F564BE02-8914-47E1-82D4-12213AAABDA9-1024x776.jpeg)
In questi giorni la Giunta comunale di Venezia ha presentato un regolamento riguardante le locazioni turistiche.
Non serve certo ricordare l’impatto che questo fenomeno ha sul mercato immobiliare, sulla gestione delle politiche sulla residenzialità e, inevitabilmente, sul turismo.
Sebbene le locazioni turistiche siano un tema centrale nelle politiche di tutte le città turistiche, il caso di Venezia presenta particolarità uniche.
Infatti bisogna sempre tenere a mente che:
A differenza di tutte le altre città italiane, Venezia, grazie alla stesura del cosiddetto Emendamento Pellicani nel luglio 2022 (oltre 850 giorni fa), avrebbe potuto essere la prima città italiana a regolamentare questo fenomeno;
Venezia città insulare da tempo ha più posti letto adibiti a uso turistico che ad uso residenziale, come ci ricordano quotidianamente i due contatori promossi dalle associazioni Venessia.com e Ocio;
La presentazione del regolamento su questo tema è avvenuta poco prima dell’ennesima visita dell’UNESCO, come già accaduto per il Ticket d’accesso. Questo conferma che tali norme sembrano mirate più a evitare brutte figure a livello internazionale che a risolvere i problemi della città.
Ma entriamo nel dettaglio di questo nuovo regolamento.
Innanzitutto il regolamento introduce obblighi slegati dall’emendamento Pellicani e, in alcuni casi, perfino già previsti in altre normative. Già oggi è obbligatorio, ad esempio, il check-in in presenza alla quale si abbiano norme di scarsa utilità come la “marchiatura” dei sacchi per la raccolta differenziata, insieme ad altre regole di “buona convivenza”. Per introdurre un po’ di regole legate al vivere civile non serviva certo aspettare l’emendamento Pellicani.
L’unica apparente novità è l’introduzione di una moratoria temporanea e di una destinazione urbanistica specifica per le abitazioni affittate a fini turistici per oltre 120 giorni.
Ma basta leggere la norma attentamente per capire che la novità non c’è.
Tutto ciò non è utilizzato né per limitare nuove aperture, né per incidere concretamente sullo stock abitativo turistico ovvero per governare il fenomeno.
Non solo, ma perfino il termine “moratoria” è usato impropriamente se si legge bene.
Non inciderà, infatti, sulle nuove aperture poiché l’annuncio di nuove misure, con un lasso di tempo così ampio di adeguamento, creerà una corsa all’apertura di nuove locazioni, e quindi un aumento delle stesse in contraddizione con lo spirito della legge. Inoltre, la moratoria non sarà applicata a tutto il territorio comunale, ma solo alla città di Venezia, con l’esclusione delle isole, e di tutta la terraferma.
Ma come potrebbe agire una vera moratoria?
I gruppi consigliari d’opposizione in Comune di Venezia (Partito Democratico, Terra e Acqua 2020, Verdi Progressista, Venezia è tua, Movimento 5 Stelle) hanno presentato solo un mese fa una moratoria pensata per essere efficace sul tema. Una moratoria effettiva che blocchi temporaneamente l’apertura di nuove locazioni in TUTTO il territorio comunale così da permettere di introdurre, con i tempi necessari per lo studio, l’approfondimento e il confronto, alcune misure fondamentali nel regolamento, come i requisiti per affittare un’unità immobiliare a breve termine. Esattamente il contrario di quanto sta accadendo.
Quali potrebbero essere le misure da introdurre per regolamentare le locazioni turistiche? Ad esempio, si potrebbe ipotizzare di riconoscere la facoltà di affittare una seconda casa diversa da quella in cui si vive per locazioni turistiche; altri proprietari non residenti potrebbero essere autorizzati a locare uno o più appartamenti per locazioni breve solo nel caso ci sia un numero identico di appartamenti locati a lungo termine (contratti 4+4 o 3+2). Così si riuscirebbe ad incentivare la residenzialità di lungo termine e si permetterebbe di tutelare le locazioni brevi come forma di integrazione del reddito.
Misure come qui proposte (i cui confini devono essere discussi con dati alla mano per tararli bene) potrebbero portare, in un tempo definito, a incentivare locazioni di lungo periodo.
Se poi guardiamo la norma urbanistica non ha nessun parametro nuovo che possa limitare l’accettazione di domande di cambi d’uso quindi nel regolamento non esiste assolutamente nulla che permetta di incidere concretamente.
È evidente che il regolamento così per come è stato presentato è fumo negli occhi, pensato e costruito per distrare l’UNESCO, dove l’obiettivo di incentivare la residenza di lungo termine viene ancora una volta dimenticato.
Un regolamento efficace dovrebbe mirare quindi a ridurre, in modo mirato, l’eccessivo numero di locazioni turistiche, specialmente quelle gestite da grandi operatori, distinguendole dai privati con un occhio di riguardo per i residenti che utilizzano le locazioni brevi come integrazione al reddito.
Parallelamente, il regolamento dovrebbe essere accompagnato da misure realmente utili per attrarre nuovi residenti, come una riduzione delle imposte per i contratti di locazione a canone concordato, garanzie per i piccoli proprietari in caso di morosità, o investimenti in edilizia pubblica e convenzionata. Tutti provvedimenti da coordinare e mettere in campo grazie anche alla creazione di un’agenzia comunale per l’abitare che dovrebbe avvalersi di un Osservatorio Casa come è sempre esistito in Comune fino alla sua improvvida cancellazione. Ancora una volta, l’attuale Giunta sembra nascondersi dietro provvedimenti vuoti, evitando le vere azioni di cui Venezia avrebbe bisogno.
Ci chiediamo come possa, chi governa questa città, perseverare nell’incuranza e nell’inerzia. La città è schiacciata da un conflitto d’interessi pervasivo e che ha una ricaduta anche sulla correttezza amministrativa che si abbina ad un’assenza di trasparenza e partecipazione. Tutto ciò sta strangolando la nostra città e così Venezia sta morando: lo dicono i numeri, lo dice chi prova a resistere con fatica.
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