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Il Sud è sempre il Sud. Grande identità, tradizioni, costumanze e tanta ma tanta storia. Tra giri, passeggiate, incontri letterali, convegni in queste e quelle città; tavole rotonde in piccoli e grandi borghi si finisce sempre per ritrovarsi in teatri, case comunali e chiese impregnate da secoli importanti di storia oltre che di piena religiosità. Storia e religiosità che inducono tutti a ripensare un tempo vero e autentico che la contemporaneità vuole assolutamente nascondere. È ormai consolidato il principio che nei piccoli contenitori c’è roba buona, essenze profumate, storia e racconti di valore inestimabile. La circostanza è quella per raccontare della chiesa
di Santa Teresa dei Maschi di Bari per caso incontrata per un appuntamento di presentazione per un libro con un importante giornalista e scrittore. Entrare in una Chiesa barocca del XVII secolo nel borgo antico di Bari, e trovarsi innanzi ad altari pieni di vasi in vetro contenenti polveri colorate, resine naturali, terre e antiche mesticherie lascia la propria persona di stucco, di sasso o come vi piace di più sorprendentemente meravigliato. La perplessità è notevole entrando nel museo dei pigmenti naturali colorati e centro d’arte contemporanea Santa Teresa dei Maschi di Bari, poi, un attimo dopo, il calore di tutta storica realtà ti obbliga a un abbraccio per capire. Un museo in una chiesa di questa importanza. Come nasce questo museo? La storia è questa statemi a sentire. Nel 2019 chiude una antica ditta della città di Bari, Carenza colori di Pasquale Carenza, nipote di Pasquale Carenza commerciante di qualità dell’800 che ha segnato nel capoluogo pugliese la storia del colore. Nel 1885 Pasquale senjor, figlio di un sarto, Vito, che aveva la sua bottega a Turi nel palazzo della Marchesa, trovò lavoro a Bari presso il sig. Natale Massari proprietario di un negozio di colori e vernici in via Piccinni 114, probabilmente cugino dell’onorevole Giuseppe Massari e “precettore” di Vittorio Emanuele III, fino a quando questi per raggiunti limiti d’età si ritirò dal commercio e vendette o cedette la ditta al giovane Pasquale, che continuò a nominarla Ditta Natale Massari di Pasquale Carenza, dopo un certo periodo fu eliminato il vecchio nome e fu chiamata Ditta Pasquale Carenza, un ricordo fra tutti va citato: alla figlia di Re Nicola primo del Montenegro bisognava restaurare il palazzo reale, a cui collaborò Pasquale Carenza senior. Per restaurare il palazzo reale i colori vennero forniti dal negozio Carenza. I giornali dell’epoca epitetarono la Ditta Carenza “Negozio da Re”. Alla fine del 2019 due storiche associazioni culturali baresi, Vallisa Cultura e Federico II Eventi, compiono una “operazione di salvataggio” della una collezione di pigmenti di origine minerale, resine naturali, terre e antiche mesticherie di Pasquale Carenza junior, operazione concordata con la Figlia Enrica con la promessa di allestire un Museo. Promessa mantenuta. Il museo dei pigmenti colorati naturali è un museo in cui si viene presi per mano dalle cromie e accompagnati alla scoperta delle storie legate all’evoluzione dell’uomo e all’arte. All’interno di Santa Teresa dei Maschi si possono ammirare con le opere dell’artista Andrea Miglionico XVII e XVIII secolo della scuola di Luca Giordano ora si possono ammirare questi contenitori di grande valore storico. Un luogo Sacro, un museo del colore ed un centro d’arte contemporanea. Una chiesa non solo luogo dove ricevere, come si dice, un’evangelizzazione forzata ma luogo con una vista diversa quella culturale. Un luogo di contatto tra fede e cultura aperto anche a persone che non vi sarebbero mai entrate come sottolinea il direttore artistico Miguel Gomez: “Una trasformazione che la rende più vicina ad una umanità eterogenea con la consapevolezza che la propria identità e specificità culturale è una ricchezza che può essere condivisa all’interno di un circuito culturale più ampio”. Un Museo e il centro d’arte contemporanea in una chiesa importante: La sfida di un progetto come quello di facilitare un dialogo con una società contemporanea caratterizzata dall’ipericonicità e dall’eccesso di immagini tecnologiche dove l’overdose iconica rischia di indebolire l’immaginazione”. La precisazione ancora di un pittore barese come Miguel Gomez. Del resto l’arte resta sacra. “Parla con noi e il suo messaggio è raccontato in tutte le sue dimensioni, non solo come storia di invenzioni stilistiche ed evoluzioni tecniche e iconografiche, ma anche come storia dei sensi, delle sensibilità e delle aspirazioni”. Conclude Gomez. L’arte in una chiesa antica che vuole raccontare non è soltanto bellezza da vedere ma motivo per riportarci in una dimensione spirituale e immateriale di cui tutti avvertono la necessità. Una specie di ritorno a Itaca.Andate e non ve ne pentirete.
Oreste Roberto Lanza
L’articolo Arte e fede Santa Teresa dei Maschi di Bari e il Museo dei pigmenti naturali colorati proviene da LSD Magazine.