[BERLINO]
Il palcoscenico del gioiello dei teatri berlinesi, il Renaissance Theater, si tinge di rosso. Rosso Toffolutti. Il geniale scenografo veneziano ha dato la sua impronta inconfondibile alla messa in scena del Tartufo di Moliére, un contributo essenziale al grande successo della prima dell’immortale pièce, domenica scorsa. Sul “palcoscenico rosso sangue di Ezio Toffolutti”, come scrive Patrick Wildermann, su Der Tagesspiegel, la domanda che pervade la commedia – e che risuona con incredibile attualità nel mondo d’oggi – ha un risalto fortissimo, come sottolineata dal colore e dalle luci che lo esaltano: “chi può affermare con fermezza di essere immune da qualsiasi ciarlataneria?”, per dirla ancora con Wildermann.
Dello scenografo e costumista, artista, designer, architetto, regista, che l’Allgemeines Künstlerlexikon De Gruyter definisce “dt. -ital.”, deutsch-italienisch, italiano-tedesco, abbiamo scritto. Sapevamo del suo talento e di come sia apprezzato in Germania, ma vederlo nel suo mondo berlinese – c’era il tout-Berlin del teatro e dell’intellettualità, domenica, alla prima – e alla fine della pièce sul palcoscenico, con gli attori, applaudito e acclamato come una star, è stata una gradevolissima conferma, con un sottile sottofondo amaro del classico “nemo propheta in patria”. Tra poco Ezio Toffolutti compirà ottant’anni. È tempo che Venezia, una sua istituzione, riconosca l’alto profilo internazionale del suo illustre cittadino.
Prima della prima ©Renaissance Theater
Il Renaissance Theater, nel quartiere di Charlottenburg, è l’unico teatro Art-Déco completamente conservato in Europa. Sul sito ufficiale si legge che
nei suoi cento anni di esistenza, il palcoscenico tradizionale offre ancora oggi un’esperienza teatrale autentica come nella Berlino degli anni Venti. Con una combinazione consapevole di impegno letterario e intrattenimento, la casa è riuscita in ogni epoca della sua esistenza a consolidarsi ampiamente come teatro di attori.
In questo contesto, la semplicità della scenografia, sostenuta con maestria da movimenti e variazioni di luce e di luci perfette, è in sintonia con l’eleganza sobria e senza tempo del teatro. Una situazione definitivamente berlinese. Alla fine dello spettacolo, nel foyer Bruckner, un salone Art-Déco splendidamente conservato, regista, scenografo, attori e maestranze hanno condiviso con amici e sostenitori la soddisfazione di un inizio perfetto, tra ovazioni e brindisi, della rappresentazione magistralmente diretta dal regista Guntbert Warns e ottimamente interpretata da Stefan Jürgens, Dirk Nocker, Emese Fay, Ingo Hülsmann Christin Nichols, Martin Schneider, Skye Macdonald, Flavia Lefèvre, Maxim Kurze, Aaron Blanck, con i costumi di Erika Navas e musica di Bernhard Moshammer (in cartellone fino al primo aprile).
Dopo la prima, nel foyer Bruckner ©Renaissance Theater
Una commedia del 1664? Un classico, certo. Ma che ci dice oggi?
La messa in scena si affida alla potenza di questo vecchio testo e spesso sembra che sia stato scritto proprio ieri. Dopotutto, si tratta della pericolosità dei seduttori astuti, degli imbonitori del popolo e degli ipocriti. E questo è purtroppo un argomento molto attuale. (…) Non c’è bisogno di modernizzazioni di facciata, è ancora molto coinvolgente e potente.
dice il giornalista radiofonico Peter Claus (rbb24 Inforadio)
Recensioni lusinghiere per la messa in scena ma anche per l’idea stessa di riproporre un testo, che a suo tempo incontrò ostacoli e censure, e che oggi in tempi di “seduzione psicosociale”, torna quasi per le stesse ragioni di grande attualità.
Un messaggio dentro un messa in scena “estremamente divertente”, osserva Wildermann, e “ia serata riesce a trasmettere il divertimento nell’orrore della seduzione – ma senza gioia maliziosa”
Una pièce indelebile, che in questi giorni sembra purtroppo più attuale che mai – osserva Peter Zander sul Berliner Morgenpost, perché guru, coach, trainer mentali sono ovunque su internet di questi tempi e vogliono svelarti come vivere la vita correttamente – se solo paghi abbastanza per questo. Ma Tartufo, che in francese da tempo è sinonimo di ipocrita, vale anche per i demagoghi che seminano discordia e non solo dividono le famiglie, ma intere società. E soprattutto per gli estremisti religiosi e fondamentalisti che vogliono riportare la modernità all’età della pietra.
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