Al pari di altri quarantenni o quasi quarantenni illustri, dei quali non mancheremo di occuparci nei prossimi mesi, il neo-ferrarista Lewis Hamilton raggiunge il prestigioso traguardo in splendida forma. Con un qualcosa in più rispetto agli altri: la convinzione nei propri mezzi, la consapevolezza del sul ruolo e la certezza di dover restituire qualcosa alla società, dopo aver avuto la fortuna di ottenere, nel tempo, fama, ricchezza e prestigio. E così, ecco che Lewis ha deciso, da qualche tempo, di impegnarsi attivamente per cause sociali commendevoli: dalla lotta contro l’inquinamento alla battaglia globale contro il razzismo, lui, unico pilota nero del Circus, in prima linea nel sostegno al movimento Black Lives Matter e contro la violenza dilagante ai danni delle minoranze.
Arriva, dunque, a Maranello un uomo appagato ma non ancora disposto ad appendere il volante al chiodo, carico di gloria ma incredibilmente affamato, soprattutto dopo aver dovuto subire i trionfi a ripetizione del tremendo olandese Verstappen, alfiere della Red Bull e simbolo della Generazione Z che si propone di egemonizzare la scena globale.
Arriva agguerrito, pronto a tutto pur di tornare a vincere, determinato a dare un senso agli ultimi anni della carriera, intenzionato a ristabilire le gerarchie in pista, dopo essersi affermato come icona internazionale del glamour e dei diritti, e ben cosciente del fatto che siano quasi vent’anni che la Rossa non conquista un titolo, pertanto è ora di colmare questo vuoto in bacheca.
Non avrà vita facile, eia chiaro, nulla sarà semplice in un panorama nel quale la Red Bull va come un treno e la McLaren, la scuderia con cui fece il suo esordio nel 2007 e vinse il suo primo titolo iridato l’anno successivo, ha ritrovato la via della gloria, ma Lewis non è certo un tipo che si tiri indietro di fronte alle sfide.
Se anche non dovesse vincere, darà comunque battaglia, aiutando Leclerc a crescere e a sbocciare definitivamente e garantendo al Cavallino rampante un’immagine globale di tutto rispetto. Fatto sta che non riusciamo a immaginarci un Hamilton dimesso: non lo è mai stato. Ormai è un uomo maturo, un mito planetario cosciente di esserlo, un punto di riferimento per molti e un pilota dotato di un’esperienza della quale nessun altro concorrente dispone. Sa come si vince, sa come si gestiscono le gare e i rapporti all’interno della scuderia, sa come far rendere al meglio la vettura e, soprattutto, sa cosa i ferraristi si attendano da lui.
Lo vedremo all’opera, nelle prossime settimane, in questo lembo d’Emilia, patria dei motori e del buon cibo, prima di assistere alle sue esibizioni in giro per il mondo, vestito di rosso, intento a riscattarsi e a rendere di nuovo grande la creatura del “Drake”, appassionato di cultura e poliedrico come pochi sportivi sanno essere.
L’Italia la ama già, del popolo della Ferrari se ne innamorerà presto e magari lo sentiremo anche parlare in italiano. È, insomma, quanto di più simile a Schumacher sia sbarcato a Maranello da quando il campione tedesco, la cui storia e il cui dramma purtroppo sono noti, ha salutato una comunità con la quale per dieci anni ha vissuto in simbiosi. All’Avvocato Agnelli sarebbe piaciuto da impazzire, a Enzo Ferrari pure e Rino Tommasi, che ci ha detto addio all’età di novant’anni, dopo un’esistenza trascorsa a narrare lo sport con ineguagliabile maestria, lo avrebbe saputo ritrarre da par suo, in questa nuova avventura che parte con molte aspettative e potrebbe rivelarsi un capolavoro.
Buon compleanno e benvenuto a bordo, sir Lewis!
L’articolo Con la Rossa, per tornare a vincere proviene da ytali..